Chakama Town, volontaria italiana rapita da uomini armati. Cinque feriti

21 novembre 2018

Silvia Costanza Romano, 23 anni, cooperante italiana di Milano, e’ stata rapita in Kenya. Il sequestro e’ avvenuto ieri, in un mercato di Chakama, a circa 80 chilometri a ovest di Malindi, sulla costa. Nell’attacco altre cinque persone sono rimaste ferite, tra cui due bambini.

La giovane volontaria italiana lavora per Africa Milele Onlus, una Ong attiva nella zona, ha riferito la polizia keniota su Twitter, precisando che nell’attacco, avvenuto alle 20 ora locale (le 19 in Italia) uomini armati hanno “sparato indiscriminatamente”: oltre ai due bambini, di 10 e 12 anni, sono rimasti feriti un sedicenne, una 23enne, colpita al petto e le cui condizioni sono critiche, e un ventenne. “Ci stiamo lavorando, fatemi dire il meno possibile”, ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, parlando del rapimento di una giovane cooperante italiana in Kenya. Intanto arriva una testimonianza al canale televisivo kenyota Ktn, citata dal britannico Independent: “Cercavano del denaro, hanno visto la donna, che era uscita da una stanza per vedere cosa stesse accadendo, e si sono accorti di lei. Uno l’ha schiaffeggiata, e poi l’hanno portata via, prendendo la direzione del fiume. Prima di lasciare il villaggio hanno sparato e ferito una donna e quattro ragazzi”.

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Diversa, la versione fornita da Lilian Sora, fondatrice e presidente di Africa Milele, ong marchigiana di Fano, che ha contattato persone che abitano a Chakama, secondo le quali era proprio la cooperante l’obiettivo dell’azione: “Ieri sera – hanno raccontato- quattro o cinque individui armati hanno fatto esplodere un petardo e avrebbero sparato piu’ colpi”, e poi, approfittando della confusione, sono andati “direttamente nell’abitazione dove c’era Silvia, che in quel momento era da sola, perche’ gli altri volontari erano partiti e nei prossimi giorni sarebbero arrivati nuovi colleghi”.

La polizia kenyota non ha ancora attribuito ad alcun gruppo la responsabilita’ dell’attaco e del sequestro, sebbene le incursioni in Kenya dei terroristi somali di Shabaab, organizzazione legata ad al Qaeda dal 2012, siano frequenti: “Non sono state stabilite l’identita’ ne’ le motivazioni dell’attacco”, ha fatto sapere la polizia, mentre l’unita’ di Crisi della Farnesina si e’ “immediatamente attivata e lavora in stretto contatto con l’ambasciata italiana a Nairobi e con la famiglia della cooperante”. Come in tutti i casi di rapimenti all’estero, la Farnesina “manterra’ il piu’ stretto riserbo sulla vicenda nell’esclusivo interesse della connazionale”. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sul sequestro. A gestire le indagini e’ il sostituto procuratore Sergio Colaiocco. Della vicenda si occupa il Ros dei Carabinieri che, su delega della Procura, in contatto con le autorita’ del Kenya per uno scambio di informazioni. Silvia Romano, laureata nel febbraio scorso da una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani, “Ama i bambini, la ginnastica, e’ una ragazza socievole, portata ad aiutare la gente”, ha raccontato all’AGI Luigi, uno dei responsabili della palestra Zero Gravity di Milano, dove lavorava Silvia Romano.

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Dalla sua pagina Facebook emerge che era impegnata in queste settimane, tra le altre cose, in una raccolta fondi per Africa Miele Onlus finalizzata all’acquisto di una cisterna per il recupero dell’acqua piovana dal tetto di una ludoteca. Silvia era tornata da un altro viaggio in Kenya ad inizio novembre: probabilmente era proprio l’Africa la sua grande passione. In Kenya infatti – raccontano dall’Universita’ – era gia’ stata “e quando era tornata da questo magnifico viaggio aveva voluto coinvolgere professori, docenti, amici e colleghi in una festa nella quale aveva organizzato anche una raccolta fondi per i bambini dell’Africa”. I bambini, l’altra sua grande passione a cui si dedicava nel tempo libero. Anche tornando da questo primo viaggio aveva pero’ raccontato di aver “seguito sempre in modo ligio le indicazioni delle sue guide e dei suoi responsabili” come “aveva fatto durante gli anni da studentessa”.

LA TESTIMONANZA

La testimonianza di un residente di Chakama, il villaggio della zona sudorientale del Paese dove la volontaria è stata prelevata, che ha assistito all’accaduto. Sono venuti al villaggio e cercavano “la straniera”, ha raccontato Ronald Kazungu, il testimone residente a Chakama, alla France Presse. “Erano in sei e chiedevano della straniera. Ho detto loro che era uscita…Hanno iniziato a discutere, sostenendo di averla vista in casa. È stato in quel momento che ho mostrato loro dove si trovava”, ha aggiunto. Nel raid la banda armata ha aperto il fuoco e ha ferito cinque persone, ha indicato la polizia. “Hanno sparato contro i residenti indiscriminatamente” prima di rapire la 23enne italiana, che lavora come volontaria per l’onlus Africa Milele. L’attacco è avvenuto dopo il tramonto ieri a Chakama, che si trova nella contea di Kilifi sulla costa.

Tra i feriti, secondo la polizia, ci sono tre bambini: a uno, dieci anni, i banditi hanno sparato in un occhio. I poliziotti stanno dando la caccia ai criminali, i feriti sono stati trasportati in ospedale. Il ministero degli Esteri italiano ha confermato il sequestro della connazionale. Africa Milele Onlus ha pubblicato una breve nota sul suo sito internet: “Non ci sono parole per commentare quello che sta accadendo. Silvia, siamo tutti con te”. Un altro testimone, James Alexander, ha raccontato che gli uomini armati hanno lanciato un ordigno esplosivo nel corso del blitz. “Ho trovato qualcosa sul pavimento. Improvvisamente è esploso e ho visto qualcuno di fronte a me con una pistola”, ha ricostruito, “Ha iniziato immediatamente a sparare, per questo sono dovuto scappare. Rientrando, li ho visti portare via la ragazza verso la riva del fiume. Chiedevano denaro: ‘Ci servono soldi, non ti faremo del male'”.

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Secondo quanto trapelato, i rapitori sono fuggiti con l’ostaggio percorrendo il fiume Galana. Il villaggio si trova a circa 60 chilometri nell’entroterra dalla città costiera di Malindi, molto popolare tra i turisti italiani e gli stranieri in generale. La polizia keniana ha invitato alla cautela sulle indiscrezioni, apparse copiose sulla stampa keniana, che ci siano i militanti al Shabaab somali dietro il sequestro. Il capo della polizia, Joseph Boinnet, ha dichiarato di non sapere ancora con certezza chi siano i responsabili. “Stiamo indagando, ma la gente dovrebbe smettere di fare speculazioni”, ha detto ai cronisti. Un altro poliziotto, a condizione dell’anonimato, ha dichiarato che è stato appurato “che c’è stata una disputa in quell’orfanotrofio ed è quello che stiamo esaminando”. I sequestri di stranieri sono rari in Kenya, ma hanno un impatto molto negativo sul settore turistico, cruciale per l’economia del Paese.

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