Charlie Hebdo, cerimonia a quattro anni dall’attacco estremista

7 gennaio 2019

Una cerimonia sobria davanti alla sede di Charlie Hebdo, nel quarto anniversario della strage perpetrata da estremisti islamici che uccise 12 giornalisti del settimanale satirico, aprendo una tragica stagione di attentati. Morirono quel 7 gennaio 2015 a Parigi alcune personalità storiche della redazione come Wolinski, Honoré, l’ex direttore Charb.

Alla cerimonia hanno partecipato la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, il ministro degli Interni Christophe Castaner, la ministra della giustizia Nicole Belloubet. Ma la redazione di Charlie Hebdo denuncia il ritorno dell’oscurantismo. Nella copertina ora in edicola, un imam e un vescovo spengono la candela che illumina il disegno che uscì nel primo numero dopo l’attentato, amaramente sarcastico contro un imam che diceva “tutto è perdonato”. L’ostilità, dice il direttore attuale Riss, oggi non viene solo dall’estremismo ma anche dagli intellettuali.

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Dal punto di vista giudiziario l’inchiesta è chiusa ed è previsto un processo nel 2020. Charlie Hebdo oggi sopravvive ancora con trentamila abbonamenti e altrettante vendite in edicola, ma il bilancio è in passivo anche perché il costo della protezione, oltre un milione di euro l’anno, è interamente a suo carico. Irriverente, contrario a ogni tipo di censura, il settimanale era finito nel mirino degli estremisti da molto prima dell’attentato. Un murale accanto all’ex redazione commemora le vittime e riporta le parole del direttore Charb nel 2012: “non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli né moglie né automobili né crediti. Forse suona pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio”.

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