Chiamata emergenza 112: “Papà moriva e al telefono solo disco ‘attenda’”

Chiamata emergenza 112: “Papà moriva e al telefono solo disco ‘attenda’”
10 agosto 2017

Morire perche’ i soccorsi tardano ad arrivare e perche’ se si chiama il 118 bisogna fare il segno della croce e sperare che un operatore risponda il primo possibile. E’ la dolorosa storia che la giornalista Valentina Ruggiu ha raccontato su un quotidiano: suo papa’, Giancarlo, cameriere e’ morto nei giorni scorsi senza poter essere adeguatamente assistito. Prima che qualcuno rispondesse, lei e il fratello, e pure una vicina di casa, avevano fatto piu’ di un tentativo per sollecitare un aiuto contattando il 118 ma dall’altra parte c’era solo un disco “con cordiale voce di donna” che li invitava “a rimanere in attesa”. “Poi all’improvviso mi rispondono – scrive lei sul giornale – e all’operatore dico dove abito, gli spiego di come ho trovato mio padre. Gli dico che e’ ancora vivo, ma che sta per morire. Serve un’ambulanza urgentemente e lui mi dice ‘ok, trasferisco la chiamata alla centralina del 118 piu’ vicina a lei'”. L’ambulanza non arrivera’ mai. L’uomo viene caricato in auto dai figli, disperati, che lo portano al pronto soccorso di Albano, paese alle porte di Roma dove vive la famiglia, ma ormai e’ troppo tardi. “Per mio padre – e’ lo sfogo amaro di Valentina – forse non avrebbero potuto fare nulla, ma una voce umana mi avrebbe almeno aiutata, guidata, supportata. Forse non sapro’ mai perche’ ho atteso cosi’ tanto una risposta dal centralino unico del 112, perche’ abbiamo dovuto chiamare in tre, perche’ mi hanno rimesso altri minuti in attesa dopo aver parlato con l’operatore”. A Valentina resta solo una speranza, che “questo racconto e’ perche’ nessun altro padre, marito o figlio, nessun altro amico o cugino, possa morire con una voce che ti dica ‘rimanga in attesa’”.

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