Parlamento, ci sono almeno sette leggi a rischio. Spiragli per Ius soli

Parlamento, ci sono almeno sette leggi a rischio. Spiragli per Ius soli
La camera del Senato della Repubblica
29 ottobre 2017

Sono almeno 7 le leggi che rischiano di non vedere mai la luce (in questa legislatura) sebbene alcune abbiano ottenuto il via libera da parte di uno dei due rami del Parlamento. Tra i provvedimenti che potrebbero finire su un binario morto o rimanere ‘incastrati’ nell’effetto ‘imbuto’ della sessione di Bilancio e dell’ultimo miglio della legislatura ci sono il testamento biologico, fermo da mesi in commissione al Senato; la legalizzazione della Cannabis, approvata dalla Camera solo nella parte relativa all’uso terapeutico; la legittima difesa, votata da Montecitorio in concomitanza del clamore degli ultimi episodi di rapine in casa finiti male e ora da diverse settimane all’esame di palazzo Madama. Infine, lo ius soli, protagonista negli ultimi mesi delle aspre polemiche interne alla maggioranza, con le forze di centrodestra pronte alle barricate. Sparito dal calendario dei lavori del Senato, si aprono ora nuovi spiragli per lo ius soli temperato e lo ius culturae, dopo il nuovo appello-monito del ministro dell’Interno, Marco Minnitti, affinche’ il Pd assuma l’impegno “solenne” ad approvare la legge. Ma i tempi sono ristrettissimi e i margini per ipotizzare che una delle diverse leggi in stand by possa vedere la luce si riducono notevolmente: calendario alla mano, infatti, se come si ritiene ormai da settimane nei palazzi le Camere saranno sciolte nei primi giorni del 2018, la legislatura ha ancora due mesi di vita, ai quali pero’ vanno tolte le domeniche, la pausa per le elezioni in Sicilia, le festivita’ di Natale e, soprattutto, la sessione di Bilancio. L’attivita’ parlamentare vera e propria, dunque, si riduce di fatto a poco piu’ di un mese. Tra i provvedimenti piu’ ‘longevi’ che attendono il via libera definitivo, sono da segnalare anche la legge contro l’omofobia, approvata da Montecitorio nel 2013 ma che da allora giace a Palazzo Madama. E’ ferma al Senato da circa 3 anni anche la norma che consente ai genitori la possibilita’ di dare al figlio il cognome della madre. Altro punto interrogativo riguarda le sorti del ddl Falanga sull’abusivismo, approdato in Aula alla Camera ma rinviato in commissione per le forti polemiche del mondo ambientalista e dell’area di sinistra, compresa una larga fetta del Pd. Questi i provvedimenti piu’ ‘noti’ che sono ad alto rischio di finire in un binario morto.

VITALIZI E RIFORMA PENSIONI PARLAMENTARI: presentata in commissione alla Camera esattamente due anni fa, il 9 luglio del 2015, la proposta di legge a prima firma Matteo Richetti (Pd) ha subito diversi stop and go. L’iter e’ iniziato nel settembre del 2015 per concludersi a maggio del 2017. Calendarizzata per l’Aula, ha subito alcuni rinvii per poi essere approvata a fine luglio. Ora la palla e’ passata al Senato, con i 5 Stelle gia’ pronti alla battaglia, ma il testo non e’ ancora stato calendarizzato per l’Aula.

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CANNABIS: il testo, frutto di una lunga mediazione tra diverse proposte di legge e del lavoro svolto dall’Intergruppo parlamentare, a cui si aggiunge anche una proposta di legge di iniziativa popolare, ha subito diverse vicissitudini. Dopo essere stata messa in ‘congelatore’, la legge ha poi incassato il primo via libera della Camera ma ha subito lo stralcio delle norme relative alla legalizzazione dell’uso personale della cannabis, consentendone esclusivamente l’uso terapeutico. Il primo testo era stato depositato nel 2013, poi altri se ne sono aggiunti nel 2015. Contro il provvedimento sin dall’inizio si e’ schierato il centrodestra, Lega in testa.

IUS SOLI: la legge sullo ius soli temperato e sullo ius culturae e’ stata approvata dalla Camera, dopo un lungo iter parlamentare, nell’ottobre del 2015. Da allora e’ rimasta impantanata al Senato, sotto il fuoco di fila del centrodestra e dei 5 Stelle. Il Pd ha tentato di forzare la mano, chiedendo al governo di porre la fiducia, ma Ap ha minacciato di sfilarsi e i numeri a palazzo Madama hanno indotto il premier Gentiloni a rinviare ogni decisione. Sgombrato il campo del ‘delicato’ tema della riforma elettorale, nel Pd e nel governo si e’ tornati alla carica. Ultimo il monito-appello del ministro dell’Interno Marco Minnitti, che ha chiesto al suo partito di assumere l’impegno “solenne” ad approvare la legge. Si aprono, dunque, alcuni spiragli, ma solo dopo la manovra, quindi non prima di meta’ dicembre.

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TESTAMENTO BIOLOGICO: le norme sulle disposizioni finali di trattamento fanno la spola tra i due rami del Parlamento sin dalla precedente legislatura, con proposte che risalgono al 2009. Il testo definitivo, frutto di una lunga mediazione in commissione, e’ stato approvato dalla Camera lo scorso aprile e da allora e’ all’esame della commissione Sanita’ di palazzo Madama. La relatrice, Emilia de Biasi (Pd), si e’ dimessa dall’incarico la scorsa settimana, per tentare di sbloccare l’impasse e far andare il testo in Aula. A favore dell’ok alla legge si sono espressi quattro senatori a vita e tanti sindaci.

RIFORMA DEI PARTITI: altro provvedimento che ha avuto un iter lungo in Parlamento. Dopo varie vicissitudini, l’opposizione di Forza Italia e l’accusa di voler ‘punire’ i 5 Stelle, Movimento che rivendica di non essere un partito, il Pd ha portato a compimento una riforma che non impedisce ai pentastellati di potersi presentare alle elezioni qualora non depositino uno Statuto – come recitava invece il testo originario – ma che comunque introduce una serie di vincoli sulla trasparenza. Approvata dalla Camera un anno fa, giugno del 2016, la legge e’ sparita dai radar.

LEGITTIMA DIFESA: l’iniziativa e’ del centrodestra. In particolare e’ la Lega a farsi promotrice di una proposta di legge che mira a riconoscere sempre la legittima difesa in caso di rapina nella propria abitazione o luogo di lavoro. Una lunga discussione e trattativa ha caratterizzato l’iter del testo in parlamento. Un blitz del Pd in commissione alla Camera ha modificato il testo, trasformando la proposta da iniziativa in quota alle opposizioni a iniziativa, di fatto, della maggioranza. Giunta in Aula, lo scontro e’ stato duro. Alla fine il testo e’ stato approvato lo scorso maggio e ora si attende l’ok del Senato.

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TUTELA ORFANI DI VITTIME FEMMINICIDIO: e’ da oltre un anno che il provvedimento attende di vedere la luce. Presentato a maggio del 2016, ha incassato il via libera della Camera lo scorso marzo e ora rischia il binario morto al Senato. Di traverso, infatti, si sono messi Forza Italia, Lega e Gal, che in commissione Giustizia di palazzo Madama hanno bocciato la proposta di discussione in sede deliberante, ovvero senza dover poi passare per l’Aula. Una modalita’ che consentirebbe di accelerare i tempi. FI poi chiede alcune modifiche sostanziali al testo.

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