Cile, manifestazione per legge sull’aborto bloccata

23 luglio 2017

La legge sull’aborto c’è ma ancora non si può applicare. Per questo sono scesi in piazza a Santiago del Cile centinaia di manifestanti che la attendevano da decenni. La legge di depenalizzazione dell’aborto approvata mercoledì scorso dal Senato cileno ha infatti incontrato un ostacolo inaspettato, quando l’astensione di un deputato ha fatto sì che – pur approvato anche dalla Camera bassa – il provvedimento debba ora tornare in commissione per un riesame che armonizzi il testo con quello del Senato. Dopo oltre due anni di discussione, i senatori avevano infatti approvato il principio di depenalizzazione dell’aborto in tre casi distinti: in caso di pericolo di vita per la madre, di difetti congeniti nel feto che portano alla morte e in caso di stupro; nonostante l’opposizione dei conservatori – che hanno minacciato di ricorrere alla Corte Costituzionale, se la legge venisse ratificata – il 70% dei cileni è favorevole al provvedimento in questa forma. L’aborto è illegale in Cile dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet, nel 1989, e la legge in vigore prevede pene fino a cinque anni di carcere. Prima di allora, il Cile autorizzava l’interruzione di gravidanza qualora la vita della madre fosse in pericolo e il feto non fosse sano. Ufficialmente il Cile registra circa 30.000 aborti spontanei o indotti, ma si stima siano circa 160.000 le interruzioni di gravidanza illegali.

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