Cirio, nuovo processo per Cragnotti. Confermati 4 anni a Geronzi. I risparmiatori: “Ora i risarcimenti”

Cirio, nuovo processo per Cragnotti. Confermati 4 anni a Geronzi. I risparmiatori: “Ora i risarcimenti”
L'ex presidente della Banca di Roma, Cesare Geronzi e e l'ex patron della Cirio, Sergio Cragnotti
6 ottobre 2017

Appello-bis per Sergio Cragnotti per il crac della Cirio. La quinta sezione penale della Cassazione, pur confermando la responsabilita’ dell’ex patron di Cirio per alcuni capi di imputazione, ha disposto l’annullamento con rinvio del reato di bancarotta distrattiva riguardante Bombril, uno dei punti piu’ rilevanti dell’accusa. Non scatta dunque alcuna esecuzione della pena, per la quale dovra’ attendersi la definizione del nuovo procedimento, che si svolgera’ davanti alla Corte d’appello di Roma. Per il crac da 1,125 miliardi della Cirio, che spazzo’ via i risparmi di oltre 35mila investitori, Cragnotti era stato condannato in primo grado a 9 anni di reclusione, pena ridotta lievemente in appello a 8 anni e 8 mesi. La quinta sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Maurizio Fumo, ha evidentemente ritenuto necessario un riesame della bancarotta relativa a Bombril, che rappresentava il punto centrale della pena inflitta dai giudici del merito. Bisognera’ ora attendere il deposito delle motivazioni per capire il ragionamento seguito dai giudici della Cassazione e i ‘nodi’ che la Corte d’appello di Roma dovra’ chiarire con il nuovo processo.  Per le condanne divenute definitive, invece, con la sentenza della Cassazione sul crac Cirio potra’ applicarsi lo ‘sconto’ di 3 anni previsto dall’indulto varato nel 2006 e riguardante tutti i reati commessi in precedenza. L’indulto sara’ applicato in sede di esecuzione della pena, dopo il vaglio delle singole posizioni. La Suprema Corte, al di la’ del nuovo processo disposto per Cragnotti, ha rigettato tutti i ricorsi contro la sentenza d’appello pronunciata dai giudici di Roma il 10 aprile 2015, che avevano condannato anche il genero di Cragnotti, Filippo Fucile (3 anni e 10 mesi), il figlio dell’ex patron della Lazio, Andrea (2 anni e 4 mesi), gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Locati e Antonio Nottola (2 anni), Ettore Quadrani, ex consigliere del gruppo Cirio (3 anni e 4 mesi) e dichiarato la prescrizione della bancarotta preferenziale per gli altri due figli di Cragnotti, Massimo ed Elisabetta.

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“E’ un risultato straordinario, perche’ e’ stato annullato un capo fondamentale di imputazione da cui partivano i 7 anni di pena base, poi aumentata di un anno e 8 mesi per le altre contestazioni – ha detto l’avvocato Massimo Krogh, difensore di Sergio Cragnotti -. Ora torniamo in Corte d’appello per rivalutare tutta la vicenda”. Per l’avvocato Claudio Coratella, difensore di parte civile di centinaia di risparmiatori danneggiati dal crac Cirio, “ora si apre la strada in sede civile per far ottenere integralmente il risarcimento del danno in favore di quei risparmiatori che non hanno stretto alcun accordo e anche chi ha chiuso l’accordo con Unicredit puo’ comunque chiedere i danni agli imputati condannati in via definitiva e non manlevati da Unicredit”. Lo dichiara l’avvocato Claudio Coratella, difensore di parte civile di centinaia di risparmiatori danneggiati dal crac Cirio, dopo il verdetto della Cassazione, definendo quella di oggi una “giornata di rivincita”. Anche l’avvocato Nicola Madia, legale dell’Amministrazione straordinaria Cirio, ricordando la transazione con Unicredit, ha espresso “soddisfazione per essere riusciti ad ottenere circa 250 milioni di euro di risarcimento da destinare a coloro che hanno sofferto gravi perdite dal crac”.

 

CRAC DA 1,125 MILIARDI

Un crac da 1,125 miliardi di euro che spazzo’ via i risparmi di oltre 35mila investitori, anche se appena 13mila si sono costituiti parte civile nel processo. Le indagini della Procura di Roma sul Gruppo Cirio partirono nell’estate del 2003 in seguito al mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro. Un ‘pool’ di magistrati si mise al lavoro cercando di fare luce sull’emissione di nove bond dal 30 maggio 2000 al 31 maggio 2002, individuando tra i responsabili del fallimento l’allora patron della SS Lazio, Sergio Cragnotti, tutti i suoi familiari e pezzi da novanta della finanza e del mondo del credito dell’epoca, a cominciare dall’ex presidente di Banca di Roma, Cesare Geronzi, dall’ex amministratore delegato di Bpl Gianpiero Fiorani fino agli ex vertici del San Paolo Imi, subito usciti di scena in sede di udienza preliminare. Bancarotta distrattiva, bancarotta preferenziale e truffa (le ultime due gia’ prescritte in appello) i reati contestati dalla Procura convinta che il crac della Cirio fosse la conseguenza di una serie di operazioni che, tramite il passaggio di finanziamenti da alcune aziende del Gruppo ad altre, finirono per prosciugare le casse e far contrarre debiti sempre maggiori con gli istituti di credito. Debiti che, in buona parte, pesarono sulle spalle dei risparmiatori con l’emissione dei bond, anche se le banche ben sapevano che Cirio navigava da tempo in pessime acque. Le indagini misero in discussione anche l’operato di amministratori e sindaci del Gruppo Cirio accusati di aver preso parte alla stesura di bilanci non veritieri sullo stato di salute delle varie societa’ riconducibili a Sergio Cragnotti.

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Queste le principali tappe della vicenda giudiziaria: – 11 febbraio 2004: Sergio Cragnotti viene arrestato nella sua tenuta a Montepulciano, in Toscana. Dopo quattro mesi passati nel carcere romano di Regina Coeli, ottiene i domiciliari il 16 giugno successivo. La Cassazione conferma la legittimita’ della misura cautelare.  – 25 settembre 2007: il gup di Roma Barbara Callari rinvia a giudizio Cragnotti, Geronzi e altre 33 persone. – 4 luglio 2011: la prima sezione penale del Tribunale della Capitale infligge una condanna a 9 anni a Cragnotti. Cesare Geronzi viene condannato a 4 anni. Assolti la moglie dell’ex patron della Lazio, Flora Pizzichemi, e l’ex ad di Bpl Gianpiero Fiorani. – 22 maggio 2014: si chiude la transazione con il responsabile civile Unicredit (ex Banca di Roma) che frutta a creditori e risparmiatori un risarcimento danni pari a 220 milioni di euro. – 10 aprile 2015: si chiude il processo d’appello con una lieve riduzione di pena per Cragnotti (8 anni e 8 mesi) e la conferma della condanna di primo grado per Geronzi. – 5 ottobre 2017: il pg di Cassazione Francesco Mauro Iacoviello chiede di ridurre le pene per Cragnotti e Geronzi, sollecitando l’annullamento senza rinvio “per non aver commesso il fatto” in relazione ad alcuni capi di imputazione contestati. – 6 ottobre 2017: se per Geronzi diventa definitiva la condanna a 4 anni di reclusione, per Cragnotti la Cassazione dispone un processo d’appello bis sulla vicenda Bombril, confermando, invece, la responsabilita’ per altri episodi di bancarotta.

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