Colle in attesa, Salvini tiene il punto, ma Savona riflette

Colle in attesa, Salvini tiene il punto, ma Savona riflette
Il capo dello Stato, Sergio Mattarella
27 maggio 2018

La situazione è complicata, a un passo dal punto di non ritorno, a un millimetro da una crisi che diventerebbe anche istituzionale, con il Quirinale tirato dentro uno scontro senza esclusioni di colpi, ma gli “sherpa” non disperano che si possa trovare una soluzione in extremis. E c’è solo un modo per evitare di precipitare verso nuove elezioni, con Sergio Mattarella accusato di avere “impedito” il “governo del cambiamento”, come già ha fatto capire Matteo Salvini: fare in modo che nessuno esca sconfitto dal braccio di ferro su Paolo Savona, né il leader leghista né il capo dello Stato. Un risultato che, a questo punto, sembra raggiungibile solo con una iniziativa dell’economista da giorni al centro del confronto tra Colle e Lega.

Spiegano fonti parlamentari di opposizione: “Non si può umiliare Mattarella e non si può umiliare Salvini, bisogna trovare una soluzione che rispetti le scelte politiche della Lega e che tenga conto delle perplessità del Quirinale su un uomo (Savona, ndr) che ha paragonato la Germania attuale a quella nazista…”. Quella soluzione ha un nome e cognome, come si dice da giorni: quello di Giancarlo Giorgetti, un fedelissimo di Salvini, un uomo che certo non potrebbe essere descritto come “imposto dalla Germania”, ma al tempo stesso privo della zavorra di dichiarazioni anti-tedesche che sbarrano la strada a Savona. Il punto, è il ragionamento, è che nemmeno Salvini può accettare veti. Il leader della Lega ha oggi riunito i suoi nella sede del partito a via Bellerio ed è stato netto: “Presenteremo a Conte la lista dei ministri della Lega stasera”.

Anche durante la riunione, raccontano, Salvini non avrebbe fatto nomi (“Li faccio solo a Conte”), ma le parole dette in pubblico sono significative: “Non è questione di nomi e cognomi ma di rispetto del voto degli italiani. Speriamo che nessuno abbia niente da eccepire su nessuno di questi nomi”. Il leader leghista usa toni minacciosi, arriva a paventare “un’ulteriore frattura tra i palazzi del potere ed il popolo, gli italiani. Se qualcuno rallentasse ancora questo processo di cambiamento facendo saltare 15 giorni di lavoro e sacrificio”. Ma, appunto, il punto fermo sembra essere uno: quello che farebbe saltare il tavolo sarebbe un veto del Quirinale su Savona. Ecco allora che prosegue il ragionamento fatto dal parlamentare di opposizione: “Savona però è un uomo delle istituzioni, potrebbe essere lui stesso a farsi da parte per facilitare una soluzione”. Impossibile strappare una dichiarazione all’economista, al telefono c’è chi fa da filtro e gentilmente si scusa con il cronista: “Non è il momento di parlare”. Però, appunto, sono in molti a sperare che questo momento arrivi presto.

Chi era alla riunione con Salvini, su questo punto, risponde così: “Un passo indietro di Savona? Non se ne è parlato, per il momento. Certo, se lui decidesse una mossa del genere, per carità… Prenderemmo atto. Ma al momento non ci risulta. Noi teniamo la nostra posizione”. La risposta, insomma, non è: se Savona si sfila salta tutto. Può essere solo prudenza, oppure, come sperano molti, un segnale di apertura. Un altro leghista che era all’incontro di oggi aggiunge: “Certo, se fossi nei panni del capo dello Stato proverei ad esplorare quella strada, vedere se Savona ha intenzione di fare un passo indietro…”. Si vedrà nelle prossime ore. Intanto, già domani Giuseppe Conte potrebbe salire al Colle con la lista dei ministri.

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