Commissione banche, rischio flop. Casini consapevole: “I tempi sono limitati”

Commissione banche, rischio flop. Casini consapevole: “I tempi sono limitati”
Il presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini e la sottosegretario alla Presidenza, Maria Elena Boschi
28 ottobre 2017

Rischio flop per la commissione d’inchiesta sulle banche. I tempi, certamente, non sono dalla parte dell’organo parlamentare. E ne sono tutti consapevoli, dato che è stata istituita meno di due mesi fa. Ora lo stesso Pier Ferdinando Casini, comincia ad esternarlo. “Purtroppo i tempi sono limitati perché siamo alla fine della legislatura”, dice il presidente della commissione d’inchiesta banche. Come dire, non riusciremo a concludere nulla. Intanto, proseguono le audizioni. Dopo aver ascoltato il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, e il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Vicenza, Antonino Cappelleri, la prossima settimana in commissione si andrà avanti sulle banche venete: martedì 31 ottobre, alle ore 13, saranno audite le associazioni delle banche venete e giovedì 2 novembre verrà ascoltato il capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, e il Dg della Consob Angelo Apponi. Infine, toccherà ai liquidatori delle Venete. Poi, secondo l’orientamento emerso nell’ultimo ufficio di presidenza della stessa commissione, si passerà per 2 o 3 settimane ad Mps e, per altre 2 o 3 settimane, alle quattro banche sottoposte a risoluzione (Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti) su cui le opposizioni chiedono venga sentita pure la sottosegretaria alla presidenza del consiglio, Maria Elena Boschi, in particolare per Banca Etruria. L’orientamento, confermato dallo stesso Casini, è quello di chiamare l’appena riconfermato governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, solo dopo la lettura dei faldoni degli atti consegnati da Visco alla commissione, d’altronde, secondo Casini, “audirlo senza aver letto i documenti sarebbe un controsenso”.

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Parliamo di 4.200 pagine di cui una parte segretata e messe a disposizione dei membri della commissione a partire da lunedì. Un documento del Senato, frattanto, inchioderebbe Casini. Nel resoconto stenografico delle dichiarazioni fatte dal presidente del Senato (allora Renato Schifani) come ultimo atto della scorsa legislatura si legge: dopo lo scioglimento delle Camere “per quanto riguarda le indagini conoscitive e le inchieste parlamentari, le commissioni potranno riunirsi al solo fine di rendere esplicite le conclusioni dell’attività svolta prima dello scioglimento. Rimane esclusa qualunque attività di rilievo esterno, anche se prevista nei programmi già approvati”. Stando a questo precedente, la commissione d’inchiesta sulle banche dunque non potrebbe proseguire con l’attività ispettiva dopo lo scioglimento delle Camere. E la richiesta del presidente della stessa commissione, Casini, di andare avanti con i lavori fino ad elezioni, rischia di cadere nel vuoto salvo una eventuale deroga per elaborare la relazione conclusiva di quanto raccolto sino allo scioglimento del Parlamento. “La prassi dice che la relazione finale della commissione si può fare fino a nuove elezioni. Casini ha chiesto se è possibile anche fare altro ovvero proseguire l’attività istruttoria. Aspettiamo la risposta di Boldrini e Grasso e a quella ci atterremo”, ha affermato Renato Brunetta.

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Grasso e la presidente della Camera, Laura Boldrini, dovrebbero sentirsi la prossima settimana per valutare il da farsi. Ma la Boldrini, ha già fatto sapere di comprendere la richiesta di Casini puntualizzando, allo stesso tempo, che occorrerà verificare la possibilità di una “eccezione”: poiché “questa commissione è stata istituita tardi, si capisce la richiesta del presidente Casini ma adesso dovremo valutare se si può fare una eccezione, se è concepibile farla o meno”. Secondo Stefano Ceccanti, senatore del Pd nella scorsa legislatura e costituzionalista, “non bisogna cambiare nessuna norma, è sufficiente che Boldrini e Grasso si trovino d’accordo nel consentire in via eccezionale il proseguo dell’attività istruttoria ma devono motivarlo perché si tratta di una scelta diversa dal passato”. Il Movimento cinque stelle però potrebbe mettersi di traverso a giudicare da quanto dichiarato da Carlo Sibilia: “la legge istitutiva della commissione d’inchiesta prevede che la commissione conclude i propri lavori comunque entro la fine della XVII legislatura” e “non è che una chiacchierata tra Boldrini e Grasso può cambiare la legge. Sarebbe una procedura irrituale e un grave precedente”. Sembra probabile dunque che si imponga di chiudere l’attività istruttoria della commissione d’inchiesta entro lo scioglimento delle Camere atteso per la fine dell’anno e che si consenta di scivolare a gennaio solo per la relazione conclusiva. Evitando anche, tra l’altro, che la commissione, a ridosso della campagna elettorale, possa trasformarsi nell’ennesimo ring politico sulle crisi bancarie che hanno coinvolti decine di migliaia di risparmiatori e su Visco, appena riconfermato, dopo un braccio di ferro che ha lasciato il segno tra il premier Paolo Gentiloni e il segretario del Pd, Matteo Renzi.

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