Concorso dirigenti, a 20 mesi da bando senza graduatorie

18 aprile 2014

“Dopo il concorso-farsa dei dirigenti scolastici, bandito nel 2011 ma in diverse regioni ancora in alto mare, è la volta del ‘concorsone lumaca’ per diventare insegnanti: a 20 mesi dall’inizio della più grande selezione diretta di aspiranti prof, con 321.210 candidature, sono tante le realtà dove ancora si attendono le graduatorie definitive dei vincitori”. Lo denuncia l’Anief sottolineando che “a causa della fuga dei commissari malpagati, in Toscana, Sicilia, Lazio e Basilicata migliaia di partecipanti attendono ancora di sapere l’esito della procedura bandita nel settembre del 2012: la maggior parte sono precari che non hanno fatto nemmeno una supplenza e che sperano in un’accelerazione per essere immessi in ruolo con la prossima estate. In caso contrario, rischiano la beffa: la decadenza automatica a seguito della nomina dei vincitori del nuovo concorso”.

“Nella maggior parte dei casi l’attesa dell’esito del ‘concorsone’ si sta rivelando un vero incubo – si legge nella nota del sindacato -. Eppure si tratterebbe di migliaia di neo laureati che ringiovanirebbero il corpo docente italiano, il più vecchio dell’area Ocse con due prof su tre ultra cinquantenni. E si darebbe l’opportunità di un lavoro stabile a dei giovani meritevoli che nel 70% dei casi oggi sono senza lavoro, almeno nella scuola, visto che non hanno alle spalle nemmeno una supplenza breve”. “E’ davvero avvilente tornare a commentare un concorso kafkiano, quello per docenti, bandito dopo oltre dieci anni dal precedente che continua a lasciare i vincitori per strada – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. Dopo gli errori di calcolo e di programmazione, delle norme che fanno decadere gli idonei, delle riforme Gelmini e Fornero che hanno ridotto cattedre, tempo scuola e turn over, ci mancava la politica al risparmio dei governanti di turno: non bisogna essere dei geni per capire che assegnare dei compensi bassi ai commissari avrebbe comportato disinteresse e rinunce ad oltranza. Trasformando un’attesissima selezione per diventare insegnanti della scuola pubblica nel più classico concorso all’italiana, dove il merito e i sacrifici dei partecipanti vengono sepolti dalla burocrazia più inetta”.

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