I confini di Miroslaw Balka: soglie per l’artista e il pubblico

16 marzo 2017

Il corridoio è solo parzialmente illuminato, e quando il percorso devia verso destra ci si trova completamente immersi nel buio, senza più nessun appiglio visivo, ma con una sensazione di calore che si sprigiona dalle pareti metalliche. Potrebbe essere una soglia spaventosa, quella che stiamo varcando, ma in realtà ciò che si prova è soprattutto il senso di tepore e di accoglienza che lo spazio imprevedibilmente riserva al visitatore. Questo discorso, ovviamente personale, potrebbe estendersi a tutta la mostra “CROSSOVER/S” dell’artista polacco Miroslaw Balka, che apre in Pirelli HangarBicocca a Milano. Una antologica curata da Vicente Todolì che analizza da più punti di vista un lavoro artistico importante e consapevole, molto legato all’idea di assenza e presenza degli esseri umani, oltre che alla ricerca sul senso stesso dello spazio, espositivo e non.

“L’estetica – ci ha detto l’artista – viene dopo l’idea, è solo un supporto per i miei pensieri, è un oggetto attraverso il quale possiamo scambiarci sensazioni: il mio compito è preparare una forma per questi pensieri che sia comunicativa. Ma c’è anche la responsabilità del visitatore: se non ha nulla da offrire all’opera, non riceverà nulla dall’opera”. Decisiva per il completamento della stessa essenza della mostra, come si vede, la presenza dello spettatore, chiamato a essere attore e interprete dell’esperienza. “Questa mostra – ha aggiunto Balka – è una sorta di palcoscenico e la differenza tra questo palco e quello teatrale è che il visitatore può effettivamente recitare la propria parte. Noi abbiamo considerato effettivamente lo spazio dell’HangarBicocca come un grande palcoscenico”.
A fare da padrone di casa il vicepresidente esecutivo e ad di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, che ha sottolineato la dimensione storica della mostra di Balka. “C’è un po’ la nostra storia – ha detto in conferenza stampa – almeno per la mia generazione c’è la storia dell’Europa degli ultimi 50 anni e più. Perché è una continua memoria di un passato che ritorna e che ancora oggi segna quella che è la situazione attuale dell’Europa”. “Per molti anni – ha aggiunto l’artista – abbiamo dimenticato l’Europa, pensando che fosse qualcosa che andava avanti da sola, ma ci rendiamo conto in questi giorni che non è così. Siamo chiamati a ridefinire il concetto di Europa e il concetto di confini. Dire che cosa è l’Europa in questo 2017 sfortunatamente non è semplice, ma io credo che questa mostra possa almeno fare nascere questa domanda e portare a una discussione, senza nascondersi i problemi”.

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Tra corridoi sensoriali, superfici instabili e gigantesche fontane che versano acqua nera, la mostra di Miroslaw Balka solleva molte domande e tocca nervi scoperti del nostro mondo, come, per esempio, i campi di sterminio che ritornano più volte come luogo fisico e mentale. Ma le opere esposte lo fanno con una precisione e, verrebbe da dire, una delicatezza – come nel caso del corridoio buio da cui è partito questo racconto – tale da stemperare le tensioni che attraversano come scosse elettriche l’intera narrazione espositiva. Che, tra l’altro, si inserisce con coerenza e fluidità all’interno della importante storia delle mostre degli ultimi anni di Pirelli HangarBicocca.

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