Consulta boccia referendum art.18, ok voucher e appalti. Opposizione: “Ora spallata definitiva Pd”

Consulta boccia referendum art.18, ok voucher e appalti. Opposizione: “Ora spallata definitiva Pd”
11 gennaio 2017

Il referendum sull’art. 18 non si farà: la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito. Il referendum proposto dalla Cgil puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. Dunque, una piccola mano a Paolo Gentiloni che, almeno per ora, disinnesca la prima mina sotto la sua poltrona di presidente del Consiglio. Via libera, invece, ai quesiti sulla “responsabilità solidale in materia di appalti” e sui “voucher”. La pronuncia della Consulta, in sostanza, colpisce il vero cuore della legge approvata dal governo Renzi.  Beatrice Lorenzin, spazza ogni dubbio, sottolineando che l’ammissione dei referendum sul Jobs act non provocherà ripercussioni sulla durata del governo.

BERSANI “No, assolutamente no – ha spiegato il ministro della Salute – il tema era già da prima all’ordine del giorno, non ha nulla a che vedere con la durata e l’azione del governo, che è impegnato a far fronte da un lato alle emergenze del Paese e in Parlamento alla legge elettorale”. A dar man forte alla titolare della Salute, Pier Luigi Bersani. “I governi vivono finche’ lavorano, non riesco a capire la discussione in corso – tuona il parlamentare Pd -. Se un governo non fa nulla non ha ragione di esistere, ora ha molte cose da fare: le modifiche al jobs act, la scuola, gli investimenti le banche. Il governo lavori. Poi c’e’ la legge elettorale di cui se ne occupa il Parlamento : ora aspettiamo la Consulta e poi vediamo”. Ma Bersani, in merito all’art. 18 avverte l’esecutivo: “Adesso la palla passa al governo e al Parlamento che devono intervenire – sottolinea – Ho sempre detto che se non un articolo 18, almeno un 17 e mezzo ci vuole”.

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L’OPPOSIZIONE Sul fronte dell’opposizione, per Matteo Salvini, “dalla Consulta sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero. Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio”. Gongolano i Cinquestelle: “Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher – tuona Luigi Di Maio -. La Corte Costituzionale ha appena dato l’ok. Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra!”.

ALLE URNE Una stringata e sommessa dichiarazione arriva dal vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini: “Prendiamo atto con rispetto e grande soddisfazione del pronunciamento della Corte Costituzionale sui quesiti referendari. Ciò consente di proseguire, senza cesure, il percorso di riforma del mercato del lavoro, per migliorarne le condizioni nei confronti dei lavoratori rendendolo, nel contempo, più efficiente”. La consultazione sui due quesiti referendari (responsabilità solidale in materia di appalti” e sui “voucher) dovrebbe tenersi in primavera almeno che il Paese non sia chiamato a elezioni anticipate. Ma, prima di quella data, l’esecutivo interverrà quasi sicuramente sulla regolazione dei voucher e quindi, alla fine, dovrebbe rimanere solo un quesito (peraltro marginale). In questo modo, quindi, la possibilità che l’esecutivo venga sfiduciato e si torni alle urne si allontana. Almeno per un po’.

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