Conte incassa la fiducia in Senato, siamo populisti. Pd: no al governo “giallo-verde-nero”

5 giugno 2018

Rivendica, citando Dostoevskij, l’anima “populista” del governo, si dice “garante” dell’attuazione del contratto di governo, respinge le accuse di razzismo ma assicura la volontà di rendere efficaci le procedure di rimpatrio dei migranti irregolari. Giuseppe Conte oggi fa il suo esordio parlamentare nell’Aula del Senato, incassando la fiducia al suo governo con 171 voti a favore, 117 i contrari, 25 gli astenuti. Domani replicherà alla Camera, dove stamani ha depositato il suo intervento.

Conte: “Prendo spunto da riflessioni di Dostoevskij tratte dalle pagine di Puskin”

Un intervento in cui il premier, affiancato dai vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si è continuamente appoggiato al contratto di governo, di cui si è detto “garante” come “cittadino” senza “pregresse esperienze politiche”. “Quella che chiediamo oggi è una fiducia a favore non solo di un governo ma di un progetto per il cambiamento per l’Italia”, sulla base di un “cambiamento radicale del quale siamo orgogliosi”. Orgoglio messo anche nella rivendicazione del marchio di ‘populismo’. “Le forze politiche che integrano la maggioranza di governo – ha detto – sono state accusate di essere ‘populiste’ e ‘anti-sistema’. Sono formule linguistiche che ciascuno può declinare liberamente. Se ‘populismo’ è l’attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente – prendo spunto da riflessioni di Dostoevskij tratte dalle pagine di Puskin -, se ‘anti-sistema’ significa mirare a introdurre un nuovo sistema, che rimuova vecchi privilegi e incrostazioni di potere, ebbene queste forze politiche meritano entrambe queste qualificazioni”.

“L’obiettivo è la ‘flat tax'”

Per quanto riguarda il programma, il premier (più volte applaudito, con la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati che richiama i senatori di Lega e M5s, invitandoli a moderare l’entusiasmo) ha assicurato che “l’Europa è la nostra casa” e l’uscita dall’euro “non è l’obiettivo che ci proponiamo di perseguire”. Ma l’Ue deve essere “più forte e anche più equa”. Per quanto riguarda l’economia, ha confermato il reddito di cittadinanza “commisurato alla composizione del nucleo famigliare”, mentre per quanto riguarda il debito pubblico “lo vogliamo ridurre, ma vogliamo farlo con la crescita della nostra ricchezza, non con le misure di austerità”. E sul fronte fiscale, ha ribadito, “l’obiettivo è la ‘flat tax’, ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni che possa garantire la progressività dell’imposta, in piena armonia con i principi costituzionali”. Per quanto riguarda il capitolo delicato dei migranti, Conte ha respinto le accuse di razzismo, rivolgendo un “commosso pensiero” alla famiglia di Soumaila Sacko, migrante dal Mali, assassinato due giorni fa. Ma, ha aggiunto, se “difendiamo e difenderemo gli immigrati che arrivano regolarmente sul nostro territorio”, allo stesso modo il governo opererà per rendere “effettive le procedure di rimpatrio” di chi non ha diritto di asilo.

Le opposizioni

Il Pd con il capogruppo Andrea Marcucci dice no al governo “giallo-verde-nero”, mentre Matteo Renzi, rientrato dalla Cina per votare contro il nuovo esecutivo, garantisce “rispetto” ma ironizza sul “contratto scritto con l’inchiostro simpatico e garantito da un assegno a vuoto”. Mario Monti, senatore a vita, mette in guardia dal rischio della “umiliazione della troika” e Leu, con Loredana De Petris, denuncia il rischio “di spingere drasticamente indietro la civiltà democratica del nostro Paese”. Astenuti i senatori di Fdi (con Giorgia Meloni che preannuncia eventuali voti a favore se “arriveranno provvedimenti che condividiamo”), Forza Italia ribadisce la linea dell’opposizione a quello che la capogruppo Anna Maria Bernini definisce un “governo arlecchino”. “Abbiamo ascoltato – ha concluso – solo impegni verbali e slogan. Abbiamo sentito solo parole ma le buone intenzioni da sole non servono”. Chi si è astenuta è invece la senatrice Liliana Segre, scampata allo sterminio della Shoah, che emoziona l’aula con il suo intervento. “Mi rifiuto – ha spiegato – di pensare che la civiltà democratica possa essere sporcata da leggi contro i nomadi, se dovesse accadere mi opporrò con tutte le energie che mi restano”. askanews

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