Contrada diffida Viminale e Inps. E chiede danni per oltre 25 milioni

Contrada diffida Viminale e Inps. E chiede danni per oltre 25 milioni
L'ex numero tre del Sisde, Bruno Contrada
22 luglio 2017

Bruno Contrada deve essere reintegrato nei ranghi dell’amministrazione della pubblica Sicurezza e percepire le cifre non corrisposte nei 25 anni di interdizione dai pubblici uffici. E’ questa la richiesta contenuta nel documento di diffida presentato dagli avvocati dell’ex capo della Squadra Mobile di Palermo e destinato al Ministero dell’Interno e all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Una cifra di diversi milioni di euro quella da liquidare all’ex numero 3 del Sisde, al netto di quella che sarà poi la richiesta di risarcimento per l’ingiusta detenzione. L’avvocato Stefano Giordano: “La sentenza della Cassazione elimina completamente gli effetti penali della condanna – ha detto il legale di Contrada – Tra questi vi era la sanzione dell’interdizione dai pubblici uffici per il dottor Contrada. Contrada avrà diritto a quel trattamento pensionistico e retributivo che non gli è stato riconosciuto per 25 anni”. Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha revocato la condanna a 10 anni inflitta all ex n. 3 del Sisde accusato di concorso in associazione mafiosa, scrivendo di fatto la parola fine per un iter giudiziario iniziato 25 anni fa.

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“E una sentenza libera e coraggiosa – ha osservato Giordano -. Libera da pregiudizi, libera da incrostazioni, serena. Non è difficile comprendere il percorso logico che ha portato la Cassazione a questa sentenza. Si tratta del recepimento non acritico ma critico della sentenza della Corte Europea dei diritti dell uomo che ha stabilito già che per i fatti contestati a Contrada, il Contrada stesso non doveva essere né processato né condannato”. Contrada, dopo la revoca della condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva dichiarato:”Quando sono stato condannato in primo grado a dieci anni di reclusione nel 1996 dichiarai che qualora avessi commesso quei fatti avrei meritato non dieci anni di carcere ma la fucilazione alla schiena per alto tradimento. E oggi lo ribadisco”. E continua a ripetere che “io quei fatti non li ho commessi – dice Contrada – Sono tutte o invenzioni di efferati criminali pagati dallo Stato capaci di passare sul cadavere della madre oppure loro suggerite da uomini che non voglio definire”. Aveva anche sferrato un colpo basso:  “Cosa direi all’ex pm Antonio Ingroia se lo vedessi per strada? Niente, non gli rivolgerei la parola, mi limiterei a cambiare marciapiede”.

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