Corte europea, controllo email di un impiegato al lavoro viola la privacy

Corte europea, controllo email di un impiegato al lavoro viola la privacy
Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo
5 settembre 2017

La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che monitorare le email e le altre comunicazione elettroniche di un impiegato sul posto di lavoro lavoro equivale a una violazione del diritto a avere una vita privata e una propria corrispondenza. Nella sentenza di oggi su un ricorso presentato da un cittadino rumeno, licenziato dopo che il suo datore di lavoro aveva controllato le sue email e il suo contenuto, la Grande Camera della Corte di Strasburgo – che e’ affiliata al Consiglio d’Europa – ha condannato la Romania per violazione dell’articolo 8 sul diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. Secondo la Corte di Strasburgo, le autorita’ nazionali rumene non hanno protetto in modo adeguato il diritto al rispetto per la vita privata e la corrispondenza del lavoratore licenziato. Il ricorrente, Bogdan Mihai Barbulescu, e’ un cittadino rumeno nato nel 1979 che vive a Budapest. Dal 1 agosto 2004 al 6 agosto del 2007 Barbulescu era stato impiegato da un’impresa privata come ingegnere incaricato delle vendite e, su richiesta del datore di lavoro, aveva creato un account Yahoo Messenger per rispondere alle richieste dei clienti. Il 3 luglio del 2007, l’impresa aveva fatto circolare un avviso tra gli impiegati comunicando che l’uso di internet, telefono e fotocopiatrice per ragioni private poteva costituire una causa di licenziamento per ragioni disciplinari.

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Dieci giorni dopo il signor Barbalescu e’ stato convocato dal suo datore di lavoro, che lo ha accusato di aver usato Yahoo Messenger per ragioni personali – comunicazioni con il fratello e la fidanzata – cosa che ha portato al suo licenziamento il 1 agosto successivo. Secondo la Corte di Strasburgo, le comunicazioni sul posto di lavoro rientrano nel concetto di “vita privata” e “corrispondenza” tutelati dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani. I giudici hanno stabilito che “un datore di lavoro non possa ridurre a zero la vita sociale privata di un impiegato”, secondo la nota della della Corte . “Il diritto al rispetto per la vita privata e la privacy della corrispondenza continua a esistere, anche se sono previste delle restrizioni sul posto di lavoro”. Per i giudici di Strasburgo, le autorita’ nazionali hanno il dovere di trovare un equilibrio tra interessi in competizione tra loro, in particolare il diritto del lavoratore al rispetto per la vita privata e quello del datore di lavoro di prendere misure al fine di garantire il corretto funzionamento dell’impresa.

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Pur riconoscendo che il datore di lavoro possa limitare l’uso delle comunicazioni elettroniche sul posto di lavoro, la Corte ha stabilito che le autorita’ rumene non sono state in grado di determinare se il signor Barbulescu sia stato informato sulla natura e l’estensione del controllo a cui era stato sottoposto. Tra le altre cose, il datore di lavoro avrebbe dovuto comunicare i controlli sui suoi impiegati prima di iniziare il monitoraggio sulle comunicazioni elettroniche. Secondo i giudici di Strasburgo, il monitoraggio e’ giustificato se serve a evitare che i sistemi di telecomunicazione della societa’ siano danneggiati o che vengano condotte online attivita’ illegali. Tuttavia non ci sono elementi che suggeriscano che il signor Barbalescu abbia esposto l’impresa per cui lavorava a questi rischi. Le autorita’ rumene, inoltre, non hanno verificato se gli obiettivi perseguiti dal datore di lavoro con il monitoraggio delle comunicazioni private non potessero essere realizzati come metodi meno intrusivi. I giudici della Grande Camera, con un voto 11 a 6, hanno ribaltato una precedente sentenza sullo stesso caso, nella quale la Corte europea aveva detto non c’era stata alcuna violazione dell’articolo 8 della Convenzione.

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