Così Cosa nostra si era riorganizzata dopo la morte di Totò Riina

Così Cosa nostra si era riorganizzata dopo la morte di Totò Riina
4 dicembre 2018

Dopo l’arresto di Totò Riina, il 15 gennaio 1993, l’organo di comando di Cosa nostra, la commissione provinciale risultò decapitata, ma pur cessando di funzionare restò in vita almeno nelle regole che ne costituivano il fondamento. Bernardo Provenzano, pur assumendo il ruolo di vertice di Cosa nostra e di coordinamento tra i vari mandamenti, non risulta abbia mai presieduto riunioni plenarie, anche in ragione di quella “strategia della sommissione” con cui ha diretto l’organizzazione criminale. Una situazione che non trovò l’entusiasmo degli uomini d’onore che non apprezzarono anzi la situazione d’impasse creatasi dopo il 1993.

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La commissione provinciale di fatto non è riuscita a riunirsi per 25 anni. Nel 2008, le indagini avevano documentato e scontato il tentativo ordito dai boss Benedetto e Sandro Capizzi, Giuseppe Scaduto e Giovanni Adelfio di ricostituire la commissione provinciale. Il vertice dell’organismo avrebbe dovuto essere Benedetto Capizzi, osteggiato però dall’ala dissidente capeggiata da Gaetano Lo Presti, reggente del mandamento di Porta Nuova che ne disconosceva la legittimazione ad assumere il ruolo non essendoci un placet da parte dello stesso Riina ormai detenuto. Al fine di sopperire alla mancanza di un organismo decisionale idoneo a dare risposte urgenti in una fase di emergenza, dunque, Cosa nostra aveva riconosciuto legittimità ad agire ad un organismo collegiale “provvisorio”, costituito dai più influenti reggenti dei mandamenti della città con mere funzioni di consultazione e raccordo strategico fra mandamenti.

Nulla a che vedere con l’originaria commissione provinciale. Ed è per questo che la morte di Riina, il 17 novembre 2017 ha rappresentato uno “spartiacque storico” per Cosa nostra. Di fatto, da quella data, tutti i mandamenti più importanti di Palermo hanno avviato una serie d’incontri e confronti per riorganizzare la commissione provinciale, per restituirle quel ruolo di organismo di comando solido e riconosciuto. Questo “fermento” è culminato con la riunione del 29 maggio scorso dei capimandamento. Una riunione che ha “incoronato” di fatto Settimo Mineo, più anziano tra i boss presenti a quell’incontro, nuovo vertice di Cosa nostra, e dunque successore di Totò Riina in seno alla commissione provinciale.

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