Cresce la tensione nel M5s, gli otto che fanno tremare Di Maio

Cresce la tensione nel M5s, gli otto che fanno tremare Di Maio
Paola Nugnes
29 dicembre 2018

Cresce la tensione all’interno del MoVimento Cinque Stelle. Il malcontento nel gruppo al Senato si sta diffondendo sempre di più. Lievita anche il numero dei dissidenti pronti a entrare in azione a inizio anno, alla ripresa dei lavori parlamentari. Decreto sicurezza, gasdotto in Puglia, dossier autonomie e non ultimo la manovra, sono alcune questioni che hanno disinnescato una serie di mine vaganti pronte ad esplodere. “Sì, lo sconcerto è davvero molto diffuso e anche alla Camera”, continua a ripetere da un po’ di tempo la senatrice pentastellata Paola Nugnes, pronta ad approdare al gruppo Misto.

I numeri a Palazzo Madama, di conseguenza, si fanno sempre più risicati per la maggioranza. Dal varo del cosiddetto decreto sicurezza, per Luigi Di Maio, il voto al Senato s’è trasformato in incubo. Infatti, allora Palazzo Madama ha approvato con 163 sì, 59 no e 19 astenuti il decreto sicurezza e immigrazione. Rispetto alla fiducia al governo di giugno che raggiunse quota 171, quindi, sono mancati 8 voti. Escludendo due assenze, si sono messi di traverso sei senatori 5stelle: Carlo Martelli (s’è astenuto), Gregorio De Falco, Elena Fattori, Matteo Mantero, Virginia la Mura e la Nugnes (hanno votato no). Sui cinque senatori che non hanno votato secondo la linea dettata dal Movimento è stata avviata un’istruttoria interna, ma finora nulla è dato sapere: non si parla né di espulsioni, né di ammende. Silenzio. Alcuni dei dissidenti hanno scritto una memoria di difesa, anche se non c’e’ da parte dei vertici M5s l’intenzione di cacciarli dal gruppo, a quanto pare.

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Solo una ‘reprimenda’, quindi. “Ma su quali basi? Le regole parlano chiaro: ognuno di noi teoricamente puo’ esprimere le proprie opinioni”, ha puntellato De Falco. E dire che prima le espulsioni scattavano in meno di ventiquattro ore. D’altronde, se si considera che al Senato la maggioranza assoluta è 161, il resto va da sé. E così via a colpi di fiducia.  “Non siamo stati eletti per fare i passacarte”, ha sempre dichiarato la Nugnes. Del coro fa parte anche la senatrice Fattori: “Va bene sulla manovra, ma non possiamo votare sempre con la fiducia, la prossima volta dirò di no se non sono convinta”. “Ci hanno escluso”, ha evidenziato il comandante De Falco. Scalpitano anche i senatori pentastellati Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis che hanno depositato un esposto diretto alle Procure di Roma e Brindisi in merito alla “gestione della vicenda Xylella”. A firmare il documento oltre i due senatori, anche la deputata 5stelle, Sara Cunial, sospesa e poi riammessa al Movimento per aver semplicemente condiviso contenuti no-vax.

“In questa manovra c’è molto che non va”, è il refrain di tanti pentastellati e in particolare della Nugnes che punta il dito sulla questione delle autonomie.  “Riforma delle autonomie? Meglio cada il governo”, ha tuonato la senatrice bollandola come “un vero passo falso a scapito del Sud”. E proprio sul dossier autonomia, nei pentastellati si registrano “forti malumori” per quello che viene vissuto come “un blitz della Lega”. Malumori alimentati pure dalle continue “retromarce” del capo politico Di Maio. E’ anche una questione interna al Movimento, una ‘querelle’ sulle regole. Come la spinosa questione del doppio mandato oltre il quale non si può essere rieletti e della proposta di istituzione del vincolo di mandato che potrebbe entrare nel progetto di riforma costituzionale nell’agenda M5s. “Il vincolo di mandato è fascismo”, sbottano Fattori e Nugnes. Così stanno le cose.

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