Crocetta vincoli Renzi rilancio polo Gela

6 luglio 2014

La Cisl Sicilia si mobilita compatta nella difesa della raffineria di Gela. I vertici regionali e provinciali del sindacato hanno scritto una lettera aperta al presidente della Regione Rosario Crocetta affinché svolga “un ruolo meno passivo e vincoli il governo nazionale a far fronte comune per orientare verso il rilancio produttivo gli investimenti di Eni in Sicilia”. Secondo la Cisl Sicilia sarebbe “chiara l’intenzione da parte di Eni di convertire le raffinerie in depositi”, un fatto questo che “avrebbe un impatto devastante sulla Sicilia”. “La Raffineria di Gela – scrive il sindacato – attende assieme all’intera comunità un investimento già concordato di 700 milioni di euro per rendere l’impianto ecocompatibile ed economicamente produttivo e in condizioni di consolidarsi ulteriormente sul mercato. Invece il sito di Gela si potrebbe ritrovare de-rubricato a deposito di greggio. Gela e la Sicilia rischiano di pagare un prezzo incalcolabile e devastante per una scelta che tradisce aspettative legittime di lavoro e la missione produttiva che ha sempre caratterizzato la presenza di Eni in Sicilia e nel bacino del Mediterraneo”.

“Il governo della Regione eviti facili annunci e pretenda l’avvio di un piano industriale che tenga conto che l’apporto dell’Isola al bilancio energetico nazionale rappresenta il 38% di benzina e gasoli e il 40% di metano – continua – Il presidente della Regione faccia sul serio la voce grossa e impegni il governo Renzi a definire una nuova fase di politica industriale ed energetica a cui la Sicilia può ancora contribuire per lo sviluppo e la competitività dell’intero Paese, riqualificando le presenze d’eccellenza nel sistema già consolidato da decenni nell’Isola. In gioco c’è il futuro della residuale presenza della grande industria in Sicilia, non solo a Gela, dove si rischia una nuova Termini Imerese”. “Non si ripetano le approssimazioni e le leggerezze politiche già vissute nella fuga della Fiat dalla Sicilia – rimarca la Cisl – La reazione sociale e di mobilitazione sarà durissima e ampia. Ma immediata, seria e responsabile deve essere la presenza e l’intervento dei governi nazionali e regionale a orientare le necessarie politiche di investimento industriale nell’area di Gela”.

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