Cuffaro auspica un centro moderato e invoca Alfano. “Credo in Parisi. Romano? In Sicilia un leader”

Cuffaro auspica un centro moderato e invoca Alfano. “Credo in Parisi. Romano? In Sicilia un leader”
30 agosto 2016

di Gaetano Mineo

guardia_carceraria_carcere630Giovedì Totò Cuffaro tornerà a Rebibbia. Questa volta, l’ex governatore della Sicilia, si presenterà nel carcere romano da uomo libero. Iscritto dal 2014 al Partito Radicale, ha tutti i titoli a partecipare al 40esimo congresso del partito che si svolgerà fino al 3 settembre proprio nel penitenziario dove ha trascorso cinque anni della sua vita per favoreggiamento alla mafia.

Cuffaro, a Roma tra i radicali?

“Sì a Rebibbia, al Congresso, sto dando una mano a Rita Bernardini, abbiamo sensibilizzato un po’ di detenuti, un po’ di persone, mi sto dando da fare… In questi anni, in carcere ho preso atto che se c’è un partito che si occupa e al quale sta a cuore la situazione delle carceri è il Partito Radicale. Condivido questa grande battaglia che ha portato avanti Pannella e ora Rita Bernardini”.

Quindi un democristiano che riparte dai Radicali

“Sì assolutamente, riparto da un partito che ha a cuore dei temi che da anni porto avanti. In questi anni, in carcere ho preso atto con consapevolezza che se c’è un partito che si occupa concretamente e al quale sta a cuore la situazione delle carceri è il Partito Radicale. Ho visto la loro presenza dentro le carceri nei momenti più difficili per i detenuti. Sono presenti, portano il loro contributo di disponibilità e si sono impegnati concretamente per questo, soprattutto Marco Pannella. Ho instaurato questo ottimo rapporto con Marco, con Rita Bernardini, Sergio D’Elia e con tanti altri. Tant’è che già da anni mi sono iscritto al Partito Radicale per condividere con loro questo impegno a favore dei detenuti. Tuttavia, sono e resto un cattolico. Cito Pannella “rendere più umane le carceri”, perché lì dentro ci sono persone che hanno una storia, hanno una vita, hanno una famiglia, che vogliono tornare a vivere e quindi credo che sia giusto che le carceri siano un posto, così come dice la Costituzione, che tende a rieducare e non ad emarginare. Oggi, purtroppo, le carceri emarginano e certamente non rieducano”.

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Che fine ha fatto il ‘Centro’?

“Da osservatore dico che guardo con molta attenzione questo lavoro che sta facendo Parisi, un’ipotesi molto interessante per ricostruire un’area moderata. Mi auguro che insieme a chi in FI ci crede, insieme a Cesa e spero al Ncd di Alfano, che continuo in qualche modo a invocare, si possa ricostruire un centro moderato. Se si sta, invece, schiacciati in una posizione subalterna al PD di Renzi, non ci sarà mai un partito di identità e se non c’è un partito con una identità forte, si finisce con l’essere niente”.

Anche in Sicilia regna confusione nell’aria centrista.

“D’Alia è totalmente schiacciato a sinistra. L’Udc ha perso la sua storia, ma soprattutto ha perso la sua capacità di rappresentare i moderati, perché quando si è così schiacciati a sinistra, si è più a sinistra di Crocetta e del PD. Come possono riconoscersi i democristiani in questo partito? Tant’è vero, che dal 18% in cui l’ho lasciato io, l’Udc oggi ha percentuali elitarie. Si faccia, quindi, una scelta: se D’Alia vuole stare schiacciato sulla sinistra, faccia le sue scelte e ognuno farà la sua di scelta. Io guardo a tutti i partiti con attenzione perché i partiti sono dei valori, però guardo soprattutto all’idea in cui credo che è un’idea moderata che deve avere la sua identità”.

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E’ noto che sponsorizza a tutto gas Saverio Romano.

“Romano è un dirigente politico di primo livello, uno che ha tenuto la bandiera ferma in una idea post democristiana e che l’ha difesa in un momento difficile quale è stato negli ultimi anni. Finché è in condizioni di stare e deve stare in prima fila in politica, credo lui possa essere uno di quelli che ha tutti i titoli per costruire una area moderata. Romano è un pezzo di classe dirigente importante che ha ancora da spendersi per la Sicilia e per dirla come vorrebbe lui, per Palermo, visto che ha l’idea di candidarsi a sindaco. E se dovesse candidarsi, io ci sono a pieno titolo, nel senso che gli sarò vicino”.

In Sicilia la politica è già a lavoro per le Regionali dell’autunno 2017…

“Credo che la prova di Palermo sarà fondamentale per capire quello che si potrà fare per l’elezione del prossimo governatore. Condivido Nello Musumeci quando dice che non si può stare al Governo con Crocetta e partecipare alle trattative per fare la nuova area di centro destra. Non funziona. Musumeci ha perfettamente ragione. Quindi, si deve fare una scelta adesso”.

Un candidato a governatore?

“Secondo me deve essere una donna. Penso che la Sicilia sia matura per fare un Presidente della Regione donna, la persona giusta che può tenere insieme una coalizione e soprattutto essere competitiva in un panorama politico dove oggi quelli che sono i più accreditati a vincere sono i grillini”.

Stefania Prestigiacomo, per dirne una?

“No no, io no, io non faccio nomi, lei può dire tutto quello che vuole”.

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Cosa le piace di Matteo Renzi premier.

“Renzi ha certamente capacità e devo dire anche meriti. Ma anche demeriti. Al posto suo sarei stato più moderato e non mi sarei avventurato in questa vicenda del referendum costituzionale, non avrei certamente forzato la riforma costituzionale così come ha fatto lui, andando ora incontro a un referendum difficile. Sarei stato più democristiano, ecco. E lui che era un democristiano avrebbe dovuto portarsi dietro questa esperienza democristiana. Oggi gli sarebbe servita, perché se avesse fatto una riforma costituzionale più ponderata, ascoltando gli altri, oggi non avrebbe questo problema del referendum che invece ha. Inizialmente quando venne fuori, il “sì” era un voto antipolitica, adesso al “sì voto antipolitica” si sta contrapponendo un “No, voto antipolitica di Renzi” e questo ha rimesso in discussione il referendum. Tuttavia, il vero problema è che oggi, oltre Renzi, vedo troppe poche cose. Nel senso che se non si costruisce quell’area moderata vedo poche cose dopo Renzi”.

Referendum, SI o NO?

 “Assolutamente no. Io le riforme le condivido, credo sia giusto farle ma credo soprattutto che debbano esser fatte, in particolar modo quelle costituzionale, con grande condivisione. E poi in particolare questo referendum mi fa dire no perché accoppiato a questa legge elettorale rischia di dare a una sola persona troppo potere. Provate a immaginare che a questo referendum vinca il Sì. Se dopo Renzi arrivasse a Palazzo Chigi un certo Benito o Joseph la cosa diventerebbe assolutamente preoccupante”.

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