Da centrodestra via libera a scostamento di bilancio. Fuga in avanti di Berlusconi irrita alleati

26 novembre 2020

Che paradosso questa giornata del centrodestra: vota compatto a favore dello scostamento di bilancio dopo aver elaborato un documento comune da sottoporre al governo, ma in realtà è più diviso che mai. Finisce con Silvio Berlusconi che gongola, Matteo Salvini che rosica e Giorgia Meloni che continua disperatamente a cercare di tenere attaccata un’alleanza che deve scontare non soltanto visioni politiche diverse ma anche una guerra a chi ha l’ego più grande tra l’ex premier e il leader del Carroccio. Per capire la scena finale del film girato oggi tra Camera e Senato bisogna riavvolgere il nastro di 24 ore, quando i leader del centrodestra (con Berlusconi collegato via telefono dalla Costa azzurra) decidono di mettere nero su bianco le loro richieste al governo per votare a favore dello scostamento di bilancio, riservandosi di prendere una decisione di fronte alla risposta formale. La verità è che già le intenzioni di partenza sono diverse. Soprattutto Matteo Salvini vorrebbe evitare il via libera e, anche per questo, ai suoi sherpa fa infarcire il testo con proposte su Iva, taglio delle tasse e pensioni che difficilmente avrebbero potuto avere il placet del Mef.

Berlusconi, invece, arriva a questo passaggio parlamentare forte di una tela che è stata costruita dal solito Gianni Letta, ma anche da Renato Brunetta, e che ha avuto uno dei suoi passaggi fondamentali nella norma salva Mediaset contenuta nel decreto Covid. Quando i tre si salutano pare proprio che l’orientamento prevalente sia quello di astenersi. Ma è proprio in quel momento che comincia la vera partita di Silvio Berlusconi: ha intenzione di votare a favore, anche perché dal governo offrono una agevole sponda e dicono sì alle richieste azzurre su professionisti e imprese. Già nella serata di ieri il leader di Forza Italia era pronto a rilasciare un’intervista a un quotidiano che avrebbe di certo fatto andare di traverso il cappuccino di Salvini e Meloni. Alla fine, i pontieri lo hanno convinto a lasciar perdere, ma l’ex premier non ha certo aspettato i due alleati per certificare il suo via libera, comunicato in diretta telefonica al gruppo della Camera riunito prima della seduta dell’aula e prontamente ‘girato’ ai media.

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Non è così che doveva andare, la regia aveva in mente tutt’altro film: ore a tenere il governo sulle spine per poi arrivare a rivendicare le cose ottenute o quanto meno la schiena dritta rispetto alla maggioranza. Si corre ai ripari decidendo di convocare in fretta e furia una conferenza stampa in cui Salvini, Meloni e Tajani hanno il compito di far credere che il copione non è stato recitato a soggetto, che è stato un successo del centrodestra. Ma la faccia del leader del Carroccio la dice lunga su quanto abbia subìto e mal sopportato lo scatto in avanti dell’ex premier. Anche i gruppi azzurri sono spaccati tra governisti e filo-leghisti, sebbene oggi sia tutto un coro comune sul ‘quanto è stato bravo Berlusconi’. D’altra parte, l’ex ministro dell’Interno ha in mano una lista con un’altra decina di nomi di parlamentari che da mesi bussano alla sua porta e aspettano soltanto un cenno per traslocare. Il Cavaliere, però, si è giocato la sua partita, con un occhio agli interessi delle sue aziende, un orecchio ben attento alle richieste di collaborazione arrivate dal Quirinale e una mano pronta ad accarezzare il suo orgoglio personale. Il prossimo banco di prova è la legge di Bilancio. askanews

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