D’Alì torna in Fi e Berlusconi “infierisce”. Ferri corti con Ncd

13 ottobre 2014

“Chiunque creda negli ideali del centrodestra oggi non può che avere come riferimento Forza Italia”.

Il leader di FI, Silvio Berlusconi

Il leader di FI, Silvio Berlusconi

Il suggello lo mette addirittura Silvio Berlusconi con una nota. E non era scontato. Segno che la volontà è quella di tenere i toni decisamente alti. Il leader azzurro dà il ben tornato a casa ad Antonio D’Alì, che non soltanto è un esponente sottratto a Ncd ma è anche un senatore e questo – visti gli equilibri di palazzo Madama – conferisce alla notizia un peso specifico maggiore. “Chiunque creda negli ideali del centrodestra – mette nero su bianco il Cav – oggi non può che avere come riferimento Forza Italia”.

Per la verità è ormai da una settimana che gli scontri verbali con gli ex compagni di partito sono all’ordine del giorno. Prima davanti ai componenti dell’ufficio di presidenza e ancora ieri in collegamento con la kermesse promossa da Gianfranco Rotondi, Berlusconi è tornato a usare pubblicamente la parola “traditori” per definirli, chiudendo la strada all’ipotesi di alleanze in vista delle Regionali. Un ‘veto’ ribadito ieri con una nota anche da Maria Rosaria Rossi, una che i suoi interventi li sceglie in maniera chirurgica. Per non dire della svolta iper liberal sulle unioni gay che Forza Italia ha cominciato a cavalcare con insistenza dopo le polemiche che hanno investito il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per la circolare anti-registrazione mandata ai prefetti. E questa sera l’ex premier ospiterà a cena Vladimir Luxuria.

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Dunque, il “ritorno a casa” di D’Alì rappresenta un picco di questa offensiva e Berlusconi non si è lasciato scappare l’occasione di sottolinearlo. Ncd, chiaramente, accusa il colpo anche se la linea ufficiale è quella di sminuire. Domani si terrà una riunione con deputati e senatori e, secondo quanto viene riferito, Alfano potrebbe imprimere quell’accelerazione verso la nascita di gruppi unici con l’Udc e il Pi che servirebbe a creare un “blocco” più numeroso e quindi più “pesante”. Una operazione che però, per ora, si è arenata anche per problemi di organigramma.

Il fatto è che la tentazione di lasciare Ncd e tornare da Berlusconi serpeggia in molti scontenti della gestione di Alfano: il Cav non ha nemmeno bisogno di andarli a cercare perché sono loro che bussano alla sua porta. Lo stesso ritorno di D’Alì, in effetti, sarebbe la conseguenza del fallimento (almeno per ora) di un altro progetto che aveva un respiro più ampio e cioè quello della nascita – sotto la regia di Denis Verdini – di una sorta di gruppo cuscinetto di fuorisciti da Ncd. Progetto che, ovviamente, una volta svelato sui media è stato smentito dai diretti interessati. Eppure ancora giovedì scorso a palazzo Madama si sarebbe riunito un gruppo di senatori, tra quelli più vicini a Forza Italia, che avrebbe mostrato preoccupazione per l’inasprimento di questo scontro.

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A questo punto, certo, D’Alì potrebbe essere solo il primo di una serie. Ma è chiaro che dalle parti di Arcore sono ben consapevoli che se Ncd al Senato dovesse assottigliarsi troppo diventerebbe un problema per il governo e, almeno al momento attuale, Berlusconi non sembra avere alcuna fretta di far avvicinare le urne. Insomma, una cosa è togliersi delle soddisfazioni, altra è mettere in pericolo un governo che di certo nè lui (nè le sue aziende) possono considerare ostile. Non è un caso se proprio Denis Verdini, custode del patto del Nazareno, abbia messo in guardia Berlusconi dal dare il via “all’effetto carciofo”, cioè lo sfilare i senatori uno alla volta.

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