Dazi, i prodotti Usa nel mirino del fisco europeo

Dazi, i prodotti Usa nel mirino del fisco europeo
16 marzo 2018

La Commissione europea ha pubblicato la lista di prodotti importati dagli Usa in Europa che potrebbero essere colpiti da “misure di riequilibrio” nel caso in cui diventeranno effettivi i dazi sull’acciaio (al 25%) e sull’alluminio (al 10%) annunciati dal presidente Donald Trump per la prossima settimana (il 23 marzo). Pubblicata, inoltre, anche la lista dei prodotti di acciaio e alluminio che verrebbero colpiti da dazi anche più alti nel caso in cui l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) autorizzasse l’Ue a “ritorsioni” contro gli Usa dopo una decisione in tal senso nell’ambito della procedura di risoluzione delle controversie. Per ora si tratta di liste, già concordate con gli Stati membri, che possono ancora essere modificate a seguito della consultazione con gli “stakeholder”, ovvero i portatori d’interessi europei che potrebbero subire danni collaterali dalle misure Ue, come le società stabilite nell’Unione che producono componenti di prodotti americani. In tutto, le esportazioni di prodotti d’acciaio e di alluminio dall’Ue agli Usa valgono 14 miliardi di euro, ma i dazi americani ne colpirebbero solo una parte, per un valore complessivo di 6,4 miliardi di euro (5,3 per l’acciaio e 1,1 per l’alluminio). L’Italia è il terzo paese esportatore dell’Unione, dietro Germania e Olanda. La lista dei prodotti oggetto delle misure di riequilibrio (dazi europei fino al 25%), che sono state ampiamente anticipate dalla stampa, riguarda prodotti americani attentamente selezionati, dal burro di arachidi ai chicchi di mais in scatola, dal riso ai mirtilli rossi, dal whisky ai jeans, dalle magliette di cotone alle motociclette, dai motori per imbarcazioni alle barche a vela, oltre ai prodotti di acciaio. Le liste dovranno essere notificate alla Wto entro 60 giorni dopo l’entrata in vigore dei dazi americani, ed entreranno in vigore 30 giorni dopo la notifica. Come prima opzione, tuttavia, l’Ue continua a fare pressioni per cercare di convincere Trump ad escluderla dai “nemici” che minacciano la sicurezza nazionale, come ha fatto per Messico e Canada. L’ultima possibilità di risolvere la questione in questo modo sarà nelle mani della commissaria europea al Commercio, Cecilia Malmstroem, che andrà a incontrare il Segretario di Stato americano al Commercio, Wilbur Ross, la settimana prossima.

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Se non se ne fa nulla e partono i dazi contro l’acciaio europeo, partiranno anche le misure di “riequilibrio” sulle importazioni dei prodotti della prima lista, che valgono 2,8 miliardi di euro. Questa cifra corrisponde al valore dell’export negli Usa di prodotti europei di acciaio di due categorie, i laminati piatti e lunghi. Sono due categorie che non hanno visto alcun aumento delle importazioni sul mercato americano negli anni recenti. Oltre a contestare il pretesto di fondo della sicurezza nazionale, invocato da Trump, l’Ue considera del tutto ingiustificato, più nel dettaglio, il tentativo di limitare negli Usa importazioni che non hanno subito sostanziali aumenti recenti. Gli europei, in altre parole, sono sicuri che le proprie misure di riequilibrio saranno compatibili con le regole della Wto, proprio perché sono calibrate solo sui dazi certamente immotivati, perché applicati a importazioni rimaste stabili. Per ora, invece, non saranno prese misure di riequilibrio né per le altre categorie di prodotti di acciaio colpite dai dazi americani, per le quali l’esportazione verso gli Usa (che vale oggi 2,5 miliardi di euro) qualche aumento lo ha registrato, né per quanto riguarda l’alluminio, il cui export verso il mercato americano (che vale 1,1 miliardi di euro) ha subito negli anni recenti una chiara impennata. Nel frattempo, l’Ue monitorerà l’eventuale arrivo sul mercato europeo dei prodotti di acciaio e alluminio di paesi terzi “dirottati” dai dazi americani. Se vi sarà un impatto significativo sul mercato europeo, a causa di questo “dirottamento”, l’Ue deciderà ulteriori misure “di salvaguardia”. Infine, l’Ue intende attivare, di concerto con altri produttori mondiali, il meccanismo di risoluzione delle controversie della Wto, che potrebbe portare a una condanna degli Usa e all’autorizzazione di ritorsioni contro gli americani da parte degli europei e degli altri produttori. La seconda lista pubblicata oggi riguarda queste eventuali future ritorsioni, che avrebbero non più solo carattere di riequilibrio, ma potrebbero essere “punitive”, con dazi anche superiori al 25%.

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