De Gregori a Teatro: “Questi sono concerti scritti nell’acqua”

28 febbraio 2019

La scaletta cambia ogni sera, ma “con un nucleo più o meno fisso, il finale”. Cappello e occhiali scuri: il look resta invece uguale. Si parte questa sera con “Off the record”, lo spettacolo di Francesco De Gregori in scena al Teatro Garbatella di Roma per venti serate. Ogni sera 230 spettatori, oltre un’ora e mezza di musica: una scaletta variabile con brani scelti tra una sessantina di canzoni del Principe. “Alcune poco conosciute e scomode”, dice De Gregori. “Fare un concerto per 230 spettatori a sera ha un senso, per far ascoltare canzoni poco conosciute a un pubblico che non vuole uno show”.

Dai grandi successi a brani meno conosciuti. Ed è proprio qui che l’artista vuole puntare: offrire al ristretto pubblico uno show eccezionale. “Questi concerti sono scritti nell’acqua. Tutto deve cominciare e finire in modo diverso, qui, ogni sera”. “La mia voglia è far saltare meccanismi consolidati di questo mestiere e tornare a una dimensione ridotta (230 posti): si crea così un tipo diverso di dialogo, di ascolto, con il pubblico. Sapere che il pubblico mi vede da vicino… c’è uno scambio fisico. Non vorrei mai rinunciare a questo tipo di cose”, prosegue De Gregori nel suo incontro con la stampa al termine delle prove generali al Teatro Garbatella. In scaletta brani come “Viva l’Italia” e “Ma che razza de città”. “Un motivo per cui canto queste canzoni ci sarà”, risponde a chi gli domanda se sia anche una provocazione politica.

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“Un motivo c’è, ma non ve lo devo dire io”, risponde con una battuta. “Viva l’Italia è una canzone che per molto tempo ho rifiutato, ma che stasera sono stato fiero di aver scritto e cantato. Non è una canzone collegabile all’attualità politica, ma rivendica un sentimento di speranza e amore per un paese che ha voglia di migliorare”. E come è l’Italia che vede il Principe?, incalza un giornalista. Lui ride e ribatte: “Viva l’Italia”. Giochi di luce, un nastrone revox, un fondale di Paolo Bini fa da scenografia. “Per un musicista è sintomo di modernità”, afferma De Gregori. “Le arti si devono incontrare”. Nessun prolungamento delle serate, assicura De Gregori, e nessun live record. “A ‘Off the record’ non si registra e non si filma nulla. Di queste serate non ci sarà traccia”. E’ anche per questo che, all’ingresso, allo spettatore, verrà consegnata la scaletta (“un po’ come ai concerti di musica classica”) accompagnato dall’invito: “Francesco ringrazia e si congratula con tutti i suoi amici che decideranno di non usare il cellulare all’interno del teatro”. “E’ un piccolo suggerimento di fairplay”, spiega De Gregori. E la proposta di Salvini di far trasmettere alle radio almeno il 30% di musica italiana? “E’ una stronzata – ribatte De Gregori – non sono favorevole. Sarei favorevole solo nel caso in cui un terzo della programmazione venisse riservato alle mie. Ma le radio non passano le mie canzoni” (ride).

Fino al 27 marzo, dunque, il cantautore terrà 20 concerti alla Garbatella, accompagnato dalla sua band: Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello al piano e tastiere, Paolo Giovenchi alle chitarre, Alessandro Valle alla pedal steer guitar e al mandolino. In estate, invece, dall’11 giugno, De Gregori sarà in tour in giro per l’Italia accompagnato da una grande orchestra, con una orchestra di quaranta elementi. Il debutto l’11 giugno a Roma, alle Terme di Caracalla. “Mi piacerebbe fare un disco alla fine del tour, non un live, ma un disco registrato in studio con l’intera orchestra”.

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