Debiti verso banche e dipendenti, Di Battista difende la famiglia

Debiti verso banche e dipendenti, Di Battista difende la famiglia
Alessandro Di Battista
17 dicembre 2018

“Ebbene sì, la nostra azienda va avanti, con enormi difficoltà. Mio padre, ad oltre 70 anni, lavora come un matto. Il carico fiscale è enorme. L’azienda ha avuto difficoltà a pagare puntualmente i 3 dipendenti (tra cui mia sorella). Ciononostante l’azienda tira avanti, così come tante altre, sperando che i colpevoli, che oltretutto oggi provano, in modo scomposto, a fare i carnefici, vengano cacciati, una volta per tutte, dalle Istituzioni”.

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Alessandro Di Battista difende l’azienda di famiglia dopo l’attacco di Matteo Renzi ispirato dall’articolo pubblicato su Il Giornale che parla di “53.370 euro di debiti verso i dipendenti; 151.578 euro di debiti verso le banche; 135.373 euro di debiti verso i fornitori; 60.177 euro di debiti tributari” secondo “quanto emerge dalla visura camerale della Di.Bi Tec. S.r.l., società della famiglia di Alessandro Di Battista, che è uno dei due soci di maggioranza”. “Vi dico una cosa: Grazie – scrive il grillino su facebook -. Pensate di indebolirmi ma ottenete il contrario. Oggi, grazie a voi, ogni piccolo imprenditore italiano sa che un ex-parlamentare, quando era in Parlamento, non si è occupato dell’azienda di famiglia”.

Ma Renzi riportando la notizia lamenta la scarsa attenzione che ne è stata data soprattutto dai tg del servizio pubblico e conclude così: “Ricapitolando. Fico con la colf in nero in casa. Di Maio prestanome di un’azienda che scappa dal fisco. Di Battista che semina debiti come fossero post. Ma con quale faccia questi attaccano noi che su queste cose abbiamo sempre querelato per diffamazione (e spesso vinto)? Ma con quale faccia parlano di onestà? Ma con quale faccia ci fanno la morale?”.  E Di Battista non ci sta e con Renzi ci va giù pesante: “Caro Matteo, so che ti brucia ancora che uno come me, senza guru della comunicazione, senza TV dalla sua parte, solo con un motorino, ti ha fatto il ‘culo’ al referendum costituzionale. Cerca però di essere più discreto, così si nota troppo”.

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Il pentastellato ne ha anche per Sallusti e Il Giornale: “se provocate mi tocca tornare ad Arcore sotto la villa del vostro padrone. Stavolta però per leggere dei pezzi della sentenza sulla trattativa Stato-Mafia. L’avete voluto voi evidentemente”. E ancora “vi ricordate quando B. si burlò di me dicendo, per l’appunto, che non avevo studiato, che ero fuori corso etc etc. L’ho querelato e lui alla fine ha accettato di scrivere la letterina che vi allego qui sotto (e pubblica su fb la lettera firmata Silvio Berlusconi, ndr). Quando torno me la stampo, ci faccio una gigantografia e l’attacco al muro tra il diploma di laurea e quello del master. Ovviamente dopo averne mandata una copia a Sallusti chiedendogli, come sempre, di obbedire al suo padrone e di chiamarmi ‘Illustre Signor Dottor Di Battista’”.

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