Il debito pubblico continua a salire, a maggio 2.327 miliardi di euro

Il debito pubblico continua a salire, a maggio 2.327 miliardi di euro
13 luglio 2018

Non si arresta la corsa del debito pubblico: a maggio, secondo il Bollettino di Bankitalia, e’ arrivato a quota 2.327,368 miliardi. Ad aprile, si era attestato a 2.312,760 miliardi mentre a maggio dello scorso anno era pari a 2.279,850 miliardi. In un mese, il debito e’ salito di 14,6 miliardi mentre in un anno l’aumento e’ stato di 47,5 miliardi. Sul fronte tributi, a maggio le entrate sono state pari a 33,6 miliardi, sostanzialmente stabili rispetto allo stesso mese del 2017.

Nei primi cinque mesi del 2018 le entrate tributarie, pari a 155,2 miliardi, sono state in lieve aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In altri termini, secondo Bankitalia, “al netto di alcune disomogeneita’ contabili, si puo’ stimare che la dinamica delle entrate tributarie sia stata piu’ favorevole”. E ancora. Bankitalia rivede al ribasso le stime di crescita della nostra economia: quest’anno il Pil crescera’ dell’1,3% mentre nel 2019 si attestera’ sull’1%. Nel 2020 sara’ dell’1,2%. Precedentemente, aveva previsto per il 2018 il Pil al +1,4% e al +1,2% nel 2019. Nel Bollettino economico, gli esperti dell’istituto di via nazionale sostengono comunque che “la crescita proseguirebbe nel prossimo triennio” anche se ad un ritmo piu’ lento rispetto al previsto.

La revisione delle stime, si legge nel Bollettino, “risente principalmente dei rincari del greggio e, per l’anno in corso, dalla dinamica piu’ debole dell’attivita’ nel secondo trimestre, come suggerito dai principali indicatori congiunturali; l’impatto dei piu’ elevati tassi di interesse sarebbe invece compensato dall’indebolimento del cambio dell’euro e dal piu’ favorevole andamento degli scambi con l’estero nel prossimo biennio”. In generale, si legge nel Bollettino, “sulla ripresa dell’economia mondiale gravano rischi sostanziali, derivanti dalla possibilita’ di un’accentuazione dell’orientamento protezionistico delle politiche commerciali, con ripercussioni negative sulla fiducia delle imprese, sull’espansione degli scambi commerciali e della domanda globale. Non si possono inoltre escludere aumenti repentini della volatilita’ sui mercati finanziari, in connessione con un riaccendersi dell’incertezza sulle politiche economiche, che si potrebbe ripercuotere sulle condizioni di finanziamento e sulla fiducia di famiglie e imprese, incidendo negativamente sull’attivita’ economica”.

E particolarmente in Italia, “negli ultimi giorni di maggio e nei primi di giugno si e’ fortemente accentuata la volatilita’ sui mercati finanziari del nostro paese, in connessione con l’incertezza sulla formazione del nuovo Governo: i rendimenti dei titoli di Stato italiani sono aumentati, anche per le scadenze piu’ brevi, e sono scesi i corsi di borsa, in particolare nel comparto bancario. Le tensioni sono state parzialmente riassorbite a partire dalla seconda settimana di giugno: i rendimenti a breve si sono ridotti in misura marcata; i premi per il rischio sovrano dell’Italia sulla durata decennale sono diminuiti di 48 punti base rispetto al momento di maggiore tensione, ma restano 111 punti al di sopra dei livelli registrati alla meta’ di maggio”.

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