Def approvato, sgravi Irpef 6,7 mld

9 aprile 2014

Pil previsto in crescita dello 0,8 % quest’anno. Rapporto deficit/Pil al 2,6%. I dirigenti pubblici non potranno guadagnare più di 238mila euro l’anno

Il Documento di economia e finanza con cui i governo ha messo in pratica, almeno nelle linee programmatiche di politica economica, le promesse fatte una ventina di giorni fa. ll premier Renzi ostenta tranquillità. “Questo documento è molto serio e rigoroso”, dice in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il testo. Negli ultimi giorni ha più volte ripetuto che questo provvedimento sarà una terapia d’urto, e le parole con cui Berlusconi (dopo giornate di turbolenza nei rapporti tra esponenti di Forza Italia ed esecutivo) ha ribadito il rispetto dell’accordo sulle riforme facilitano le cose. “Le coperture ci sono dal primo giorno, siete voi che non ci credete”, aveva dichiarato questa mattina il premier arrivando all’Auditorium a Roma dove si sono svolti gli Stati generali della sanità. “E’ da venti giorni che sono pronte”. “Le riforme sono la precondizione della ripresa economica. Senza riforme non c’è credibilità verso i cittadini e sono per noi un assoluto impegno morale”.

Il governo finanzierà gli 80 euro in busta paga per i lavoratori che guadagnano fino a 1.500 euro. Nella serata di ieri, il sottosegretario Graziano Delrio aveva affermato che la riduzione dell’Irap partirà nell’arco dei prossimi dodici mesi: a regime, nel 2015, il taglio sarà del 10%. Nella bozza del Documento sono contenute anche le stime previsionali della situazione macroeconomica. La disocuppazione italiana salirà al 12,8% nel 2014, dal 12,2% del 2013. Il tasso dei senza lavoro scenderà al 12,5% nel 2015 e al 12,2% nel 2016. La revisione della spesa pubblica consentirà risparmi pari a circa 6 miliardi nel 2014 e fino a 17 e 32 miliardi rispettivamente per il 2015 e il 2016 in termini cumulati. Il pil italiano crescerà dello 0,8% nel 2014, del 1,3% nel 2015 e del 1,6% 2016. Previsioni riviste al ribasso rispetto a quelle realizzate dal governo Letta, “per estrema prudenza”, ha detto Renzi.  “Spero che queste stime siano smentite in positivo”, ha aggiunto. Ma sono ancora troppo ottimistiche stando ai dati del Fondo monetario internazionale. Nel World Economic Outlook del Fmi il tasso di sviluppo italiano, tra i più bassi in Europa, è stimato in aumento di appena lo 0,6% quest’anno (in linea con la Grecia) e dell’1,1% nel 2015 quando invece Atene volerà del 2,9%. Nel 2014 il Fmi prevde un aumento del tasso di disoccupazione al 12,4% dal 12,2% nel 2013. Solo nel 2015 la disoccupazione risulterà in diminuzione all’11,9%.

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Il governo ad ogni modo conta di portare il rapporto deficit/Pil al 2,6% nel 2014 e poi al 2% nel 2015 e all’1,5% nel 2016. Il taglio dell’Irpef sarà di circa 10 miliardi. Dalle privatizzazioni arriveranno introiti attorno a 0,7 punti percentuali di Pil all’anno, circa 12 miliardi, dal 2014 e per i tre anni successivi. E poi ci sono le “sforbiciate” agli enti inutili e agli stipendi di dirigenti e manager pubblici. “Confermo la volontà di ridurre il numero degli enti e membri nominati nelle varie strutture. Dopo la politica, anche nel mondo della Pubblica amministrazione è arrivato il momento di stringere la cinghia”. Così il presidente del Consiglio spiega il senso di “Sforbicia Italia”. Sul piano concreto, il primo provvedimento annunciato è previsto per il 18 aprile, quando il governo approverà il decreto che prevede le coperture per il taglio dell’Irpef. I tagli per la copertura saranno divisi in due parti: 4,5 miliardi verranno dalla spending review e  2,2 miliardi dall’aumento del gettito Iva e dall’aumento della tassazione sulla rivalutazione dell’operazione Banca d’Italia. Le banche pagheranno più tasse sulle plusvalenze derivanti dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia: l’imposta sale al 26% dal 12% attuale. “Avevamo ricevuto da Cottarelli un documento per 6 miliardi” di spending review “ma ci è sembrato un po’ troppo”.

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Lo stesso decreto introdurrà i nuovi tetti per gli stipendi di chi “ha preso troppo” finora. I manager pubblici “con il decreto del 18 aprile non potranno prendere più del Presidente della Repubblica e siccome Napolitano si è ridotto lo stipendio a 238mila euro, non potranno prendere più di 238mila euro”. Tutto questo dovrà accompagnarsi con le riforme costituzionali e soprattutto con quella del Senato, su cui il premier è tornato a ribadire i suoi “paletti”. Si tratta di un disegno complessivo, secondo Pier Carlo Padoan. “Le riforme istituzionali hanno un impatto economico molto più profondo di quello che si pensa anche per la credibilità del Paese”, ha detto il ministro dell’Economia. “Le riforme si completano a vicenda, da una parte c’è un sostegno ai redditi più bassi e questo si traduce in migliore atteggiamento da parte delle imprese. Ma c’è anche una riforma del mercato del lavoro che renderà più semplice assumere persone e tenerle a lavoro. Questa è un’azione complessiva del governo intero”. Secondo Padoan, anche le “privatizzazioni renderanno più efficienti le imprese a partecipazione pubblica”. Il ministro ha spiegato che i tagli Irpef e Irap sono “misure strutturali con una copertura permanente”. (Il Tempo)

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