Dell’Utri entro giovedì sarà in Italia

17 maggio 2014

Il sì definitivo è arrivato in tempi record. Il governo del Libano ha infatti deciso. Le autorità di Beirut hanno disposto l’estradizione in Italia dell’ex senatore Marcello Dell’Utri. Lo ha confermato un funzionario governativo. “Marcello Dell’Utri sarà in Italia entro la fine della prossima settimana”, ha detto il funzionario chiedendo di mantenere l’anonimato e spiegando che “ci sono delle procedure legali ancora da espletare”, ma che “il signor Dell’Utri sarà in Italia entro giovedì”. Il decreto deve ora essere firmato dal primo ministro e dal presidente della Repubblica libanesi. “Non so ancora nulla, non ho ancora parlato con il collega libanese che assiste Marcello Dell’Utri in Libano. Fin quando Dell’Utri è in Libano gli avvocati italiani non vengono ufficialmente interessati. Soltanto successivamente all’arrivo in Italia verrebbe attivata la procedura prevista per i difensori. Sicuramente sarà presentato ricorso avverso la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Cassazione. Per farlo aspettiamo il deposito delle motivazioni”.

Lo ha detto il legale Giuseppe Di Peri che assieme a Massimo Krog ha assistito Dell’Utri durante il processo celebrato a Palermo, in merito alla presunta accelerazione nella procedura di estradizione. “Seguo con attenzione le notizie che stanno arrivando dal Libano, ma se devo essere sincero, trovo davvero strano che il Governo libanese abbia preso una decisione così importante,in così poco tempo. Appare difficile che i ministri abbiano potuto leggere ben quattro sentenze, cioè migliaia e migliaia di pagine così in fretta”, ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Di Peri. Sono complessivamente quattro le sentenze a carico dell’ex manager Publitalia inviate in Libano dall’Italia. Si tratta della prima sentenza di condanna a nove anni che è stata emessa nel 2004, della sentenza di condanna a sette anni in appello del 2010, dell’annullamento con rinvio della Cassazione del 2012 e del nuovo processo della Corte d’appello con la sentenza di condanna a sette anni arrivate nel 2013. (Il Tempo)

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