Dell’Utri viene interrogato a Beirut

12 maggio 2014

Marcello Dell’Utri ha lasciato l’ospedale Al Hayat di Beirut per essere interrogato dal procuratore generale della città libanese. L’ex senatore è stato trasferito con un corteo, composto da un’ambulanza e due fuoristrada con a bordo diversi militari. “La sentenza definitiva che ha condannato il senatore ex Pdl a sette anni di carcere non è affatto una sentenza politica. È una sentenza confermata nei vari gradi di giudizio, e per ultimo anche dalla Corte di Cassazione, e che riguarda i rapporti di un uomo con la criminalità organizzata…”. Il Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, commenta le dichiarazioni rese dall’ex braccio destro di Silvio Berlusconi dall’ospedale libanese in cui è ricoverato dopo l’arresto del 12 aprile scorso. “Si tratta di esternazioni comprensibili di chiunque venga condannato, ma non bisogna prestarvi attenzione”, ha aggiunto Messineo a margine di un seminario sulle Misure di prevenzione in corso alla Guardia di Finanza di Palermo. E sulle eventuali difficoltà per l’estradizione dell’ex senatore, Messineo spiega: “Non sono un esperto del diritto libanese, ma se, come ho letto, la legge libanese non contempla l’ipotesi del concorso esterno in associazione mafiosa, potrebbero sorgere problemi in sede di estradizione”.

Il filo rosso tra Vendola, Dell’Utri e Scajola. Intervenendo nella serata di ieri Nichi Vendola ha affermato che il caso Scajola e il caso Dell’Utri sono terminali di un lungo repertorio di episodi che dimostrano la commistione tra mafie a politica. Il presidente di Sinistra Ecologia Libertà che sostiene la Lista Altra Europa con Tsipras sostiene che l’idea di un certo leghismo e anche di settori del centrodestra settentrionale ha propagandato che le mafie fossero un fenomeno etnico-territoriale ha impedito di vedere quanto profonda fosse la penetrazione anche al Nord. La verità è che le mafie sono soggetti globalizzati – prosegue il leader di Sel – e purtroppo Forza Italia ha una storia dalla sua genesi ad oggi che è inquietante: Marcello Dell’Utri era il braccio destro di Berlusconi e la sua condanna definitiva accade per il ruolo che egli ha avuto nel collegamento tra Berlusconi e il vertice di Cosa Nostra. Amedeo Matacena è il costruttore di Forza Italia in Calabria, così come l’onorevole Cosentino con i rapporti con i clan camorristici dei Casalesi. “La tragedia della democrazia italiana è l’ombra della criminalità che ha accompagnato tutta la vita pubblica, come una cancrena”. (Il Tempo)

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