Dolce e Gabbana condannati in appello

1 maggio 2014

Domenico Dolce e Stefano Gabbana, imputati con altre 4 persone per una evasione fiscale, sono stati condannati a un anno e sei mesi dai giudici della seconda corte d’appello di Milano. In primo grado gli stilisti erano stati condannati a un anno e 8 mesi, ma per loro il sostituto pg Gaetano Santamaria Amato aveva chiesto l’assoluzione parlando di operazioni “perfettamente lecite”. Il processo riguarda una presunta evasione fiscale su un imponibile di circa 200 milioni di euro realizzata, secondo l’accusa, con un’operazione di estero-vestizione di una società del gruppo.
Condannato anche Alfonso Dolce, fratello dello stilista, a un anno e due mesi. La stessa pena è stata data anche all’amministratrice delegata Cristiana Ruella. Massimo Dinoia, il legale degli stilisti, ha definito la sentenza “inspiegabile”. “Faremo ricorso, del resto già la Procura generale aveva capito che non c’era proprio niente”, ha dichiarato.

Il verdetto di appello arriva sette anni dopo l’inizio dell’indagine a loro carico. Nel giugno 2013, la condanna di primo grado aveva riguardato l’omessa dichiarazione dei redditi, ma gli stilisti erano stati assolti per il reato di dichiarazione infedele. Una condanna che, a sua volta, era arrivata due anni dopo la prima assoluzione per lo stesso contenzioso, che era stata annullata a fine 2011 dalla Cassazione. L’indagine sui due stilisti, cui vengono contestati fatti relativi al biennio 2004-2005, è nata nel 2007 da una verifica fiscale. Al centro della vicenda, l’ipotesi che sia stata creata una società lussemburghese, la “Gado”, di fatto gestita dall’Italia ma proprietaria dei marchi del gruppo, in modo che i proventi derivanti dallo sfruttamento del brand venissero tassati all’estero. Nel gennaio 2012 gli stilisti sono stati condannati a pagare 343 milioni di euro di multa al fisco. Le motivazioni della sentenza di appello saranno depositate entro il 20 giugno.

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