Domani ballottaggi in Francia, Macron verso il trionfo. Unico suo nemico l’astensionismo

Domani ballottaggi in Francia, Macron verso il trionfo. Unico suo nemico l’astensionismo
Il presidente della Francia, Emmanuel Macron
17 giugno 2017

Domani, domenica, i francesi tornano alle urne per il ballottaggio delle legislative, scrutinio che dovrebbe confermare il trionfo del primo turno e dare al presidente Emmanuel Macron la larga maggioranza di cui ha bisogno per portare a termine le sue riforme, in primis quella del Codice del lavoro. Unica incognita all’orizzonte, il tasso di astensionismo, dopo che al primo turno hanno disertato le urne oltre il 51% degli aventi diritto facendo segnare uno storico record negativo nella V Repubblica. Una percentuale che al secondo turno del 18 giugno, secondo i rilevamenti, potrebbe raggiungere addirittura il 53-54%, con il rischio di rendere la vita più complicata a Macron. Ma solo sulla carta, perché sondaggi alla mano, il partito del presidente, la République en Marche (Rem), e l’alleato centrista del MoDem potrebbero accaparrarsi da 440 a 470 dei 577 seggi, cifra ampiamente superiore alla maggioranza assoluta (289 deputati). Divisi e indeboliti, gli altri partiti temono di uscire ulteriormente ridimensionati dalle urne del voto di domani. La destra dei Republicains avrebbe fra 60 e 90 seggi mentre i socialisti che detenevano la maggioranza nell’Assemblea uscente dovrebbero accontentarsi da 20 a 35 seggi insieme ai loro alleati. L’estrema destra del Front National che sperava di diventare la prima forza di opposizione otterrebbe solamente da uno a sei seggi, la sinistra radicale (France Insoumise) e gli alleati comunisti da 10 a 25 seggi.

La nuova Assemblea uscirà dalle urne profondamente rinnovata anche perché più di 200 deputati uscenti non si sono ripresentati. La decisione del movimento di Emmanuel Macron, La République en Marche (Rem), di investire un gran numero di candidati della società civile e la nuova legge contro l’accumulo di mandati che ha convinto alcuni a non scendere in lizza per privilegiare il mandato locale, contribuiranno al rinnovamento dei volti dei deputati. Unica incognita che potrebbe offuscare l’annunciato trionfo di Macron, dunque, sembra essere l’astensionismo. Non a caso, giovedì sera il Primo ministro Edouard Philippe ha lanciato un appello ai francesi a non disertare le urne. Molti politologi hanno però spiegato l’astensionismo record del primo turno con una smobilitazione dell’elettorato dei partiti tradizionali in crisi dopo la “Vague” (Onda) Macron e poi ad una sorta di “disaffezione generale” per il voto, fenomeno ricorrente al primo turno delle legislative dove la percentuale dei votanti tende sempre ad abbassarsi, a maggior ragione quest’anno dopo sei tornate elettorali per le primarie della destra e dei socialisti prima e per le presidenziali poi. Anche il sistema elettorale maggioritario a doppio turno che premia le formazioni vincenti lasciando uno stretto margine di manovra a quelle in svantaggio è stato chiamato in causa.

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Con la prospettiva di questa super maggioranza di Macron a Palais Bourbon, politici e analisti stanno esprimendo perplessità quanto ad un sano funzionamento delle istituzioni democratiche a fronte dell’ipotesi di una opposizione particolarmente debole. Alcuni sostengono addirittura che un numero di deputati insufficiente possa compromettere la capacità dei parlamentari di sollevare le questioni della incostituzionalità delle leggi. Il partito di Macron auspica la conferma – come ha detto lo stesso presidente della Repubblica nel suo unico commento peraltro riportato sull’esito dello scrutinio di domenica scorsa – del risultato dell’11 giugno in cui è arrivato largamente in testa con il 32,3% dei suffragi espressi, davanti alla destra (Les républicains, 21,5%). L’estrema destra (Front National) ha ottenuto il 13,20% dei voti, risultato giudicato “molto deludente” anche dalla leader frontista Marine Le Pen che sperava di diventare la prima forza di opposizione dopo il suo storico score alle presidenziali. La sinistra radicale (France insoumise) ha ottenuto il 13,7% insieme agli alleati comunisti, davanti ai socialisti e ai loro alleati (9,5%). Le liste ecologiste hanno raccolto il 4,3% dei suffragi. Al termine del primo turno, solo quattro deputati sono stati eletti: due della Republique en Marche, un centrista di destra e uno di sinistra. Restano da eleggere 573 deputati, di cui 11 rappresentano i francesi all’estero. Ciascuna circoscrizione rappresenta circa 125.000 abitanti. Al secondo turno viene eletto il candidato che ottiene più voti indipendentemente dalla partecipazione. I seggi apriranno alle 8 e gli ultimi, nelle grandi città, chiuderanno alle 20, ora in cui si pubblicheranno i primi exit poll sui risultati parziali.

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