Def arriva in Parlamento. Rischio Senato, servono 161 voti

Def arriva in Parlamento. Rischio Senato, servono 161 voti
L'aula del Senato
3 ottobre 2017

L’articolo 81 della Costituzione parla chiaro: “Il ricorso all’indebitamento e’ consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”. “Sentita la Commissione Ue”, il Governo ha sottoposto il 23 settembre scorso all’autorizzazione parlamentare una relazione, da approvare sempre a maggioranza assoluta, con cui aggiorna – modificando il piano di rientro – gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, la durata e la misura dello scostamento, le finalita’ alle quali destinare le risorse disponibili in conseguenza dello scostamento e il relativo nuovo piano di rientro verso l’obiettivo programmatico, da attuare a partire dall’esercizio successivo a quelli per i quali e’ autorizzato lo scostamento. Domani, partendo dal Senato alle 9,30, si terranno le operazioni di voto sulla Nota di Aggiornamento al Def (l’Aula di Montecitorio e’ convocata per le 16,30). I due rami del Parlamento dovranno esprimersi attraverso due votazioni. Una a maggioranza semplice sulla relazione che di fatto recepisce la Nota ed eventualmente da’ delle indicazioni al Governo in vista della prossima legge di Bilancio. L’altra sulla relazione con cui il Governo chiede l’autorizzazione per lo scostamento dal piano di riduzione del deficit programmato: servira’ la maggioranza assoluta. Il Governo deve quindi ottenere almeno 316 voti alla Camera e 161 al Senato. A Montecitorio i numeri della maggioranza sono solidi, al Senato no.

L’ITER PARLAMENTARE L’iter di domani a Palazzo Madama dovrebbe essere il seguente: alle 9,30 interviene il relatore Paolo Guerrieri, segue la discussione generale. Entro la fine della discussione generale, vanno presentate le proposte di risoluzione sia sullo scostamento (a maggioranza assoluta) sia sulla nota di aggiornamento al Def. Ci saranno poi le repliche del relatore e del Governo, nonche’ i pareri del Governo sulle varie risoluzioni. Da quel momento ci sara’ un’ora di tempo per proporre emendamenti alle risoluzioni. Le dichiarazioni di voto dei gruppi saranno uniche per entrambe le votazioni. Il primo voto sara’ presumibilmente quello sull’autorizzazione allo scostamento a maggioranza assoluta. Poi si passera’ agli emendamenti sulle risoluzioni per la Nota di Aggiornamento al Def (maggioranza semplice). Infine il voto, sempre a maggioranza semplice, sulle risoluzioni sull’Aggiornamento al Def. Percorso piu’ o meno simile alla Camera a partire dalle 16,30.

I NUMERI DEL SENATO Veniamo ai numeri dell’aula di Palazzo Madama: la maggioranza confida di superare quota 161 di qualche unita’. Il gruppo Pd conta 99 senatori, Alternativa popolare 24, le Autonomie 18: questi tre gruppi hanno insieme 141 senatori. Con i 16 senatori di Mdp la maggioranza sale a quota 157. Ne mancano almeno 4: alcuni voti favorevoli potrebbero giungere da almeno 7 senatori del Misto (ad esempio quelli di Benedetto Della Vedova e Mario Monti). Possibili si’ potrebbero giungere da altri senatori a vita e da Bondi, Repetti, Uras. La curiosita’ sta nel fatto che il Governo modifica il piano di rientro sui conti pubblici, “sentita la Commissione Ue”. “Coerentemente con quanto comunicato alla Commissione Europea in maggio, il Governo – si legge nella relazione al Parlamento – conferma l’intenzione di ridurre l’aggiustamento strutturale di bilancio nel 2018 da 0,8 punti percentuali, che eccedevano comunque quanto richiesto dal braccio preventivo del Patto di Stabilita’ e Crescita, a 0,3 punti. Considerando anche l’effetto della revisione al rialzo del PIL (e quindi la chiusura dell’output gap), il nuovo obiettivo di indebitamento passa all’1,6 per cento del PIL, che segna comunque un’accelerazione del processo di riduzione del deficit”.

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Entro il 15 ottobre, come tutti gli altri paesi dell’area euro, il Governo italiano dovra’ trasmettere alla Commissione Europea e all’Eurogruppo (i ministri delle Finanze dei 19 Stati membri che adottano l’euro) il Documento programmatico di bilancio per l’anno successivo. Il documento si compone di una serie di tabelle e riassume gli obiettivi della successiva legge di bilancio: il saldo di bilancio, la descrizione e la quantificazione delle misure contenute nella manovra e le indicazioni su come tali misure diano seguito alle raccomandazioni formulate dalle istituzioni europee. L’Italia, in sede parlamentare, puo’ permettersi il lusso di bocciare una riduzione dell’aggiustamento strutturale di bilancio nel 2018 pari allo 0,5% del pil? Domani deputati e senatori voteranno soprattutto su questo interrogativo. Sullo sfondo alcuni senatori ipotizzano un si’ a maggioranza assoluta sull’autorizzazione allo scostamento e, invece, una navigazione piu’ accidentata sulle risoluzioni al Def a maggioranza semplice. Qui i senatori della maggioranza potrebbero prendere strade diverse. Al Senato l’astensione in aula equivale a voto contrario. Per astenersi veramente bisognera’ uscire dall’aula.

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