Vertice Ue-Cina, a rischio dichiarazione congiunta. Retromarcia di Pechino

Vertice Ue-Cina, a rischio dichiarazione congiunta. Retromarcia di Pechino
Jean-Claude Juncker (s) , presidente della Commissione europea e il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi
8 aprile 2019

Si svolge domani, 9 aprile, a Bruxelles il ventunesimo vertice bilaterale tra l’Unione europea e la Cina. Ma le notizie della vigilia non sono buone per quanto riguarda i progressi attesi dalle discussioni. Senza delle schiarite nelle prossime ore, il vertice potrebbe non approdare alla firma di un documento congiunto, a causa di una vistosa retromarcia di Pechino su una serie di richieste dell’Ue, rispetto all’ultimo summit bilaterale del luglio 2018. Al vertice partecipano, per l’Ue, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, accompagnati dall’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune (Pesc), Federica Mogherini, e dal vicepresidente della Commissione responsabile per crescita, investimenti e competitività, Jyrki Katainen. La Cina sarà rappresentata dal premier del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, Li Keqiang e dal ministro degli Esteri, Wang Yi, che saranno accompagnati da altri ministri di Pechino per le discussioni settoriali.

Il vertice si tiene a due settimane dal dibattito che i capi di Stato e di governo hanno avuto sulle relazioni Ue-Cina al Consiglio europeo del 22 marzo, e a un mese dalla comunicazione congiunta della Commissione europea e dell’Alto Rappresentante per la Pesc sulle “prospettive strategiche” delle relazioni Ue-Cina (pubblicata il 12 marzo), che individuava 10 “azioni concrete” su cui sviluppare il dialogo fra i due giganti del mercato mondiale. Le priorità individuate dal documento strategico e dalla sua discussione fra i leader Ue riguardano in particolare la questione della reciprocità in materia di scambi, investimenti e accesso ai mercati, la riforma del Wto (l’Organizzazione mondiale del Commercio), con la difesa del multilateralismo e la questione dei sussidi di Stato all’industria, il rispetto dei diritti fondamentali e, infine, la “cooperazione sulla connettività sostenibile basata su regole”. Una definizione, quest’ultima, che copre, oltre alla possibile cooperazione sulle infrastrutture di trasporto della “Belt and Road Initiative”, anche le preoccupazioni europee per la sicurezza delle infrastrutture di telefonia mobile della quinta generazione (5G), dominate dalla tecnologia cinese.

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Alla vigilia del vertice, non è ancora chiaro se vi sarà un comunicato congiunto finale, com’è stato in occasione dell’ultimo incontro, nel luglio 2018. La settimana scorsa, il presidente del Consiglio europeo, Donald Trump, ha raccomandato ai Ventotto di respingere la bozza che era stato possibile fin lì concordare con i cinesi, perché non abbastanza aperta e ambiziosa. Nella bozza, a fronte di alcune concessioni sulla tutela delle indicazioni geografiche e sull’accordo per gli investimenti, non c’erano impegni da parte cinese riguardo alle richieste chiave dell’Ue: riforma dell’Omc, sussidi di Stato all’industria, accesso al mercato, parità di trattamento (“level playing field”) per le imprese europee in Cina, nonché per il dialogo sulla sovraccapacità nella produzione dell’acciaio. Per Tusk, si tratterebbe di una chiara retromarcia rispetto alla dichiarazione congiunta del 2018. Una nuova riunione degli ambasciatori dei Ventotto è prevista questo pomeriggio per vedere se ci sono progressi. askanews

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