Droni e visioni 3D, emerge la Selinunte di 2700 anni fa

Droni e visioni 3D, emerge la Selinunte di 2700 anni fa
21 gennaio 2018

Scoperte tracce sepolte della prima conformazione morfologica di Selinunte; tracce di un paesaggio probabilmente appartenente a 2700 anni fa. Riprese con il drone e varie simulazioni virtuali del paesaggio naturale: e ora si sta tentando di ricostruire in 3D la situazione paleo-ambientale esistente durante le prime colonizzazioni. Obiettivo, fare vedere come presumibilmente era la prima Selinunte. Un risultato straordinario che per la prima volta sara’ presentato alla stampa il 16 ed il 17 gennaio. Una tecnica basata sul fertile matrimonio tra geomorfologia ed archeologia che ora potrebbe essere applicata sistematicamente agli altri siti in Italia. “Il lavoro avviato con i tecnici dell’Unicam, frutto di un anno di letture e sopralluoghi, promette bene: procedere alla conoscenza degli strati piu’ profondi del terreno su cui i greci decisero di insediarsi, ci permettera’ di trovare le soluzioni migliori per perpetuare nel futuro prossimo ed anche oltre il patrimonio straordinario di Selinunte”, ha spiegato Enrico Caruso, direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, soprintendente a interim dei Beni culturali ed ambientali di Trapani. Di Selinunte si conoscono le meraviglie dell’architettura religiosa, dell’urbanistica di tipo greco e delle sue principali componenti, quali le possenti fortificazioni. Molte parti di quelle che furono le magnificenze dell’antichita’ sono oggi allo stato ruderale perche’ gli edifici piu’ grandiosi sono collassati a causa di violenti terremoti avvenuti in piu’ tempi nei secoli scorsi. “Non sappiamo pero’ – ha proseguito Caruso – se le cause di queste distruzioni siano dovute a imperizia costruttiva o se dovute, invece, solo alle cause naturali che ne hanno decretato il crollo: conosciamo bene questi edifici dal punto di vista “estetico” e meno dal punto di vista statico, sia per cio’ che attiene all’elevato che per il terreno su cui sorgono”.

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Conoscere le ragioni dei crolli che hanno decretato la fine dei templi e delle case e’ molto importante anche per capire cosa si puo’ fare oggi per salvaguardare le strutture giunte fino a oggi, anche, e soprattutto, quelle crollate. Per questa ragione e’ molto importante e significativo conoscere il sedime urbano, lo strato naturale su cui sono state erette queste imponenti architetture per scongiurare in futuro il perpetuarsi di altre cause che possono nuocere alla conservazione ed alla valorizzazione di Selinunte. “Da un anno – ha affermato Gilberto Pambianchi, ordinario di Geomorfologia e Geografia Fisica dell’Universita’ di Camerino e presidente nazionale dei geomorfologi italiani, coordinatore del gruppo di ricerca – stiamo lavorando ad un progetto di ricerca molto importante e riguardante il sito archeologico di Selinunte, in Sicilia. Siamo riusciti a delineare, attraverso indagini di campagna e con la termo-camera, gli ambienti naturali dei primi insediamenti, dunque una realta’ non ancora venuta alla luce, ma che e’ sotto. Siamo riusciti anche ad individuare sul paesaggio alcune tracce, molto probabilmente correlate a terremoti, frane, alluvioni del passato che ora dovremmo inquadrare nel tempo”. Questi indizi consentiranno di registrare una memoria storica estremamente importante per le politiche di prevenzione e di tutela dei siti archeologici in Sicilia ma ovunque, in tutta Italia. A breve sara’ eseguita una serie di mirati e programmati sondaggi geognostici, strategicamente ubicati nell’area del Parco e fondamentali alla taratura geoarcheologica, stratigrafica, cronologica e paleo ambientale del sito.

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Saranno effettuati dunque sul territorio dei sondaggi meccanici con una larghezza del foro di circa 10 centimetri e una profondita’ variabile dai 5 ai 30 metri. Le carote estratte saranno identificate ed archiviate su apposite cassette catalogatrici depositate presso i laboratori del Parco di Selinunte e quindi messe a disposizione dei ricercatori archeologi, botanici, geologi, storici, climatologi ed esperti di storia dell’alimentazione. Infatti grazie allo studio dei materiali delle carote si potra’ risalire alle condizioni climatiche passate, allo stato della vegetazione e, con un po’ di fortuna, anche alla alimentazione degli abitanti di Selinunte. “Selinunte nasce con il ‘consenso geologico’. Nel corso della storia molte testimonianze della societa’ umana si sono perdute per sempre, altre testimonianze forse sono ingannevoli; le prove lasciate dalla natura invece sono tracce vere – sostiene Fabio Pallotta, geoarcheologo, consulente dell’Universita’ di Camerino e del Parco Archeologico di Selinunte, Geologo della Missione archeologica italiana in Cirenaica-Libia – spesso molto nascoste, ma sempre ed ovunque incancellabili: l’indagine geo-archeologica a Selinunte tenta di ricostruire lo scenario del paleo ambiente, cosi’ da valutare l’antica interazione fra l’uomo, l’organizzazione sociale e le geo risorse presenti nel territorio. La geo-archeologia e’ un sistema d’indagine archeologica che si avvale delle analisi e dei metodi di rilevamento propri delle Scienze della Terra – ha sottolineato Pallotta – ed e’ quello che abbiamo messo in campo a Selinunte per scoprire quanto ancora non e’ possibile vedere ad occhio nudo ma anche per risalire alle tracce di terremoti, alluvioni, frane la cui memoria storica e’ essenziale”.

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