Duello a distanza Renzi-Letta: “Io a Palazzo Chigi? Nessun golpe”. La replica dell’ex premier: “Disgusto”

Duello a distanza Renzi-Letta: “Io a Palazzo Chigi? Nessun golpe”. La replica dell’ex premier: “Disgusto”
13 luglio 2017

Assicura, piu’ volte nel corso della giornata, di “essere nella fase Zen della mia vita”, quella in cui anche guardare “alle pagine che appartengono al passato”, come la sconfitta al referendum, serve a fare tesoro degli insegnamenti che arrivano dagli alti e bassi della vita, come per “i finti amici che se ne vanno”, a conferma dello “sport italiano della discesa del carro”. Per Matteo Renzi e’ la giornata dell’uscita ufficiale del suo ‘Avanti’. Interviste radiofoniche e televisive, la presentazione alla stampa al Maxxi, nuovi stralci del libro. Una rilettura del passato, appunto, che ovviamente finisce per incrociarsi con le questioni dell’oggi. Una su tutte e’ certamente il duello a distanza con Enrico Letta, aperto da quel non troppo “sereno” passaggio delle consegne a Palazzo Chigi e che infatti anche oggi si arricchisce di una nuova puntata. Nessun “golpe”, mette in chiaro il segretario Pd che rifiuta quella che definisce “una fake news” e inquadra il suo arrivo a Palazzo Chigi dicendo “non sopporto che una bugia ripetuta diventi verita’”. E’ stata, spiega, “una decisione democratica all’interno del partito che mi e’ costata come reputazione ma che ha fatto bene all’Italia e che rifarei domattina”, rivendica. Per Renzi dunque non si tratto’ di “complotto” ma di “democrazia” perche’ “semplicemente il Pd decise di cambiare cavallo” dopo le primarie “perche’ quel governo non si muoveva”. “Letta pero’ entra in modalita’ broncio – racconta Renzi, stavolta nel suo libro – e la scena del passaggio della campanella segna un investimento del premier uscente: fare la parte della vittima funziona sempre in un Paese in cui si ha piu’ simpatia per chi non ce la fa chi ci prova”. Renzi lamenta che questo atteggiamento abbia influito sul “rito laico” del passaggio di consegna della campanella che dovrebbe essere “all’insegna del fair play”, rispettato in passato perfino da Prodi e da Berlusconi. “Davanti alle istituzioni gli umori, le ripicche ed i risentimenti vengono in secondo piano: prima c’e’ il Paese”.

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Il leader Pd ricorda anche la battuta “stai sereno” rivolta a Letta “in totale buona fede” come dimostrano alcune intercettazioni del gennaio 2014. “Ho subito insulti di ogni genere. Ma la cosa che piu’ mi fa male e’ l’accusa di non aver mantenuto la parola data. Semplicemente perche’ non e’ vero”.  Parole che Enrico Letta non lascia passare sotto silenzio. ‘Sono convinto che il silenzio esprima meglio e il disgusto e mantenga le distanze’, e’ la citazione che l’ex premier sceglie per censurare parole che liquida come “scomposte provocazioni”, di fronte alle quali dice solo che “gli italiani sono saggi e sanno giudicare”. Una linea di ragionamento che anche Renzi fa sua, quando guarda alla sconfitta del 4 dicembre per dire da un lato che “io quel referendum lo rifarei'” e dall’altro che “la storia dira’ se quel referendum e’ stato davvero sul merito o sul governo”. A proposito di governo e di futuro, il leader Dem respinge con un “ma come si fa a immaginarlo?” l’ipotesi di una maggioranza con Berlusconi, anche perche’, rimarca, “a quale governo ha votato la fiducia Berlusconi? A Letta, e prima di lui a Monti. A me zero”. “Voglio portare il Pd al 40 per cento e cosi’ governiamo da soli, quanto a chi guida il governo vediamo chi vince le elezioni, non sono ossessionato dall’idea di tornare a Palazzo Chigi”, aggiunge il segretario Pd. “Non conosco la legge elettorale, quanto prenderemo, che partiti si presenteranno, come faccio a dire con chi ci alleiamo? Con Salvini? Fatevi vedere da qualcuno per il caldo…”, dice ancora. La questione e’ che magari Renzi pensa a un suo ritorno a Palazzo Chigi. “Tornare a Palazzo Chigi? Sin dalle mie dimissioni c’e’ una costante sottolineatura in proposito, c’e’ chi parla di complotti, magari gli stessi partiti che mi avevano chiesto di non dimettermi… Io mi sono dimesso, punto. Non esiste altro”. Anche se “il futuro lo decideranno gli italiani”, chiosa.

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