Duro colpo alla cosca Brancaccio di Palermo, sequestri per 60 milione. Trentaquattro arresti

19 luglio 2017

Smantellato il potente clan mafioso di Brancaccio. Trentaquattro le persone arrestate da polizia di Stato e Guardia di finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gip, nell’ambito di indagini coordinate dalla locale Direzione distrettuale antimafia in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti dei maggiori esponenti del mandamento, con il sequestro di numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. Tra i destinatari della custodia cautelare in carcere spicca Pietro Tagliavia, capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della cosca di “Corso dei Mille”, attualmente ai domiciliari. Un blitz su vasta scala scattato nel territorio dei boss Graviano e nel giorno del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio. Smantellato il potente clan mafioso di Brancaccio. Trentaquattro le persone arrestate da polizia di Stato e Guardia di finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gip, nell’ambito di indagini coordinate dalla locale Direzione distrettuale antimafia in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti dei maggiori esponenti del mandamento, con il sequestro di numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. Tra i destinatari della custodia cautelare in carcere spicca Pietro Tagliavia, capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della cosca di “Corso dei Mille”, attualmente ai domiciliari. Un blitz su vasta scala scattato nel territorio dei boss Graviano e nel giorno del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio.

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Le investigazioni, eseguite in stretto coordinamento dalla Squadra Mobile e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, hanno consentito di fare luce su numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio, nonche’ di ricostruire l’intero organigramma dei clan appartenenti al mandamento, definendo ruoli e competenze, e, in particolare, individuando gli elementi di vertice. L’indagine ha altresi’ permesso di dimostrare il totale controllo, da parte dell’associazione, di un “gruppo imprenditoriale”, distribuito su diverse Regioni ma particolarmente radicato in Sicilia e Toscana. Nel corso delle operazioni, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza hanno proceduto al sequestro di numerosi veicoli e autoveicoli utilizzati per la commissione dei reati contestati, nonche’ delle aziende riconducibili agli esponenti mafiosi arrestati. Il capomafia Tagliavia esercitava ilsuo controllo su un vasto traffico di stupefacenti, sul meccanismo di sostentamento dei detenuti e dei loro nuclei familiari attraverso la gestione della cassa comune, sul sistema delle estorsioni attuate capillarmente sul territorio di riferimento e sulla gestione, tramite prestanome, di un ramificato gruppo di imprese attivo sul territorio nazionale principalmente nel settore della commercializzazione degli imballaggi industriali (i pallet), nonche’ del gioco del lotto abusivo nel mandamento da lui controllato. Ricostruito l’intero organigramma del mandamento, individuando ruoli, competenze e gli elementi di vertice.

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Tra questi le figure di Claudio D’Amore, Bruno Mazzara e Giuseppe Lo Porto, fratello del cooperante Giovanni rapito da Al Qaeda e ucciso nel corso di un raid anti-terrorismo: tutti fidati collaboratori di Tagliavia; Francesco Paolo Clemente, Francesco Paolo Mandala’, Gaetano Lo Coco incaricati del controllo delle numerose aziende, tutte intestate a prestanome, utilizzate per realizzare le frodi di natura fiscale, conseguendo il monopolio regionale e una posizione dominante nel restante territorio nazionale nella commercializzazione degli imballaggi industriali; Giuseppe Caserta e Cosimo Geloso, rappresentanti della cosca di “Brancaccio”; e infine Giuseppe Mangano, Giuseppe Di Fatta e Antonino Marino, rappresentanti del clan “Roccella”. Fatta luce su numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio. Ricostruite decine di estorsioni ai danni sia di imprese edili impegnate in importanti lavori di ristrutturazione sia di piccole attivita’ commerciali storicamente attive nel territorio sul quale il gruppo esercita il proprio dominio. E’ stato ancora documentato come i mafiosi abbiano voluto esibire il proprio prestigio e fornire dimostrazione della propria forza anche in occasione di una delle ricorrenti feste rionali, autorizzando l’installazione di stand espositivi e monopolizzando i guadagni. Nei casi in cui le vittime hanno cercato di resistere alle pressioni degli associati non sono mancate le violente ritorsioni, con incendi di intere attivita’ commerciali. Notevole la disponibilita’ di armi. Tagliavia ha fornito costantemente assistenza economica ai carcerati, come dimostrano le intercettazioni e un registro riportante tutte le somme versate a favore dei singoli detenuti. Il gruppo imprenditoriale divenuto leader nazionale nella commercializzazione degli imballaggi industriali, ha commesso numerosi reati tributari, in particolare utilizzando fatture false per decine di milioni di euro, realizzando volumi d’affari annui per oltre 50 di milioni di euro, foraggiando sistematicamente e strategicamente la cosca mafiosa.

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