E’ arrivato a 8 miliardi il debito della Sicilia. C’è anche lo zampino di Renzi

E’ arrivato a 8 miliardi il debito della Sicilia. C’è anche lo zampino di Renzi
3 febbraio 2015

parlamento siciliano

di Giuseppe Novelli

E sono otto miliardi di euro. A tanto ammonta finora il debito della Regione Siciliana. Ai già noti 5 miliardi, ora se ne aggiungono altri 3, annunciati dall’assessore all’Economia della Regione Siciliana e contenuti nel Dpef. Quest’ultima somma, una parte è stata prelevata dal governo Renzi in forma  di anticipazioni di liquidità, mentre la restante è relativa  alla stipula di mutui trentennali. Non c’è male. Otto miliardi di debito. E tutti, governo Crocetta in primis, puntano sui tavoli romani per alleggerire  il groppone dei siciliani. Di certo, proprio Roma, s’è appena preso dalle casse siciliane 3 miliardi, come già detto. Poi si vedrà.

Intanto, non si intravede nessuna volontà di dialogo costruttivo tra opposizione e il governo Crocetta. L’atmosfera che ha regnato a Sala d’Ercole di pomeriggio è di guerra aperta. Oggetto dello scontro il Documento di programmazione economica finanziaria (Dpef), “un documento vivo, sul quale stiamo lavorando giorno dopo giorno, insieme a tutti gli altri assessori di questo Governo”, per dirla con Alessandro Baccei, che ha già annunciato in Aula che il prossimo Dpef, “che proporremo entro la fine di agosto, nei tempi previsti, sarà l’evoluzione di questo che stiamo presentando oggi”. Ma guardiamo al presente. Nel documento economico, “ci sono due strade indicate”. “Una – ha detto l’assessore all’Economia, intervenendo in parlamento – è quella che stiamo seguendo e che ci sta portando alla stesura di questa prima Legge finanziaria per la quale abbiamo iniziato il percorso di condivisione nella maggioranza e che continuerà anche nei prossimi giorni con le opposizioni, le parti sociali e datoriali e, successivamente, il parallelo vedrà un tavolo con il governo centrale per portare avanti le richieste che sono nel documento”.

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“C’è un’altra parte – ha aggiunto Baccei – che ritengo molto, molto importante e che è relativa alla programmazione, cioè l’utilizzo di circa 20 miliardi di fondi comunitari ed extra regionali di cui potremo beneficiare nei prossimi dieci anni”. E su questo fronte, “abbiamo individuato dei settori prioritari su cui investire” come “infrastrutture, trasporti, investimento sul capitale umano”. Per il titolare dell’Economia “avere individuato questi settori, vuol dire che il grosso delle risorse, abbiamo stimato il 60 per cento dei 20 miliardi di euro, confluiranno su questi settore prioritari”.

Critico il presidente della commissione Bilancio dell’Ars, Nino Dina (Udc), che in precedenza era intervenuto accusando proprio Baccei del “ritardo” dell’arrivo in Aula del documento economico. Non solo. Dina oltre a mettere in evidenza le difficoltà del governo a realizzare i programmi comunitari, accentuate dalla morsa del patto di stabilità, ha sottolineato un’incongruenza nei tagli alla spesa. “I continui tagli alla spesa corrente hanno di fatto annullato le spese per il raggiungimento di fini istituzionali – ha evidenziato in Aula Dina – contribuendo a svuotare l’attività lavorativa degli uffici”. In altri termini, “se da un lato si è andati incontro a risparmi, dall’altro il ritardo dei pagamenti ha determinato l’aumento di contenziosi”.  Il presidente della Commissione bilancio, ha poi sottolineato “il vistoso incremento subito dallo stock del debito con un aumento di 3 mld nel 2015, per effetto di anticipazioni di liquidità richieste dallo Stato e la stipula di mutui trentennali che contribuiranno ad impegnare in modo significativo le finanze regionali incrementando la spesa annuale per pagare i debiti”.

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Sulle barricate anche i grillini. “Un documento vuoto, inutile e privo di programmazione”, hanno commentato i deputati all’Ars del M5S, definendo il documento economico una sorta di “matrioska fatta sola di belle parole e nulla più”. Per il deputato del Megafono, Antonio Malafarina, invece,  “molti dei problemi siciliani derivano dai mancati trasferimenti dallo Stato e dal fatto che le tasse dei dipendenti pubblici vengano riscosse altrove”. Temi, secondo il parlamentare, “che vanno affrontati in maniera radicale da tutta la politica, senza distinzione di correnti, di partiti”. Infine, per il deputato di FI, Vincenzo Figuccia, “è una partita dopata in quanto l’Esecutivo regionale si è lasciato rubare 2 miliardi e mezzo di trasferimenti dal Governo nazionale”. “Ora  – ha aggiunto – Crocetta con un atteggiamento buonista nei confronti del padrone e arrogante nei confronti del più debole decide di ridurre i trasferimenti ai comuni, di far gravare il costo dei mutui sulla sanità e di mortificare categorie deboli come quella dei forestali”.

 

 

 

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