Parola d’ordine “Regionalizzazione”, su sbarchi Ue risponde a Italia

Parola d’ordine “Regionalizzazione”, su sbarchi Ue risponde a Italia
30 giugno 2017

Si chiama “regionalizzazione della ricerca a soccorso” e significa, sostanzialmente, condivisione con alcuni altri Paesi Ue della responsabilità di accogliere nei propri porti i migranti salvati e raccolti nel Mediterraneo centrale, che oggi vengono sbarcati tutti ed esclusivamente in Italia. E’ la risposta all’emergenza sbarchi a cui sta lavorando il governo, con l’appoggio della Commissione europea e, per ora solo a parole, anche degli altri Stati membri, i cui leader hanno accettato che la “regionalizzazione” fosse menzionata nelle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo, il 22 e 23 giugno a Bruxelles. Al centro di questa risposta, tuttavia, non c’é tanto l’idea di dirottare verso porti non italiani le navi cariche di naufraghi delle Ong “straniere” (quelle che non battono bandiera italiana); la vera questione è, invece, se non sia il caso di rimettere in discussione il tacito accordo con Malta per cui vengono “automaticamente” sbarcati in Italia i migranti raccolti nel Mediterraneo centrale, quando la stragrande maggioranza dei salvataggi avviene nella zona di ricerca e soccorso maltese, a ridosso delle acque territoriali libiche. L’Italia, insomma, ha tutto il diritto i chiedere che sia condiviso, almeno con gli altri Paesi mediterranei dell’Ue l’onere derivante dall’aver fatto questa concessione a Malta (giustamente, viste le dimensioni dell’Isola), contestando l’automaticità degli sbarchi nei porti italiani, dal momento in cui comincia a diventare insostenibile.

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Se questo è il problema, non dovrebbe avere alcun rilievo il fatto che un’imbarcazione di Ong batta bandiera italiana o no, per decidere se debba sbarcare i naufraghi in Italia in altri Paesi Ue. E d’altra parte, sottolineavano oggi fonti di Bruxelles, sono poche le imbarcazioni di Ong non italiane fra le 14 attive nel Mediterraneo centrale, che nel 2016 hanno effettuato il 22% dei salvataggi in mare (una percentuale in crescita costante dal 2014). Totalmente diversa è la questione delle due operazioni navali dell’Ue nel Mediterraneo, Sophia e Triton, responsabili nel 2016 del 25% dei salvataggi. E’ il mandato delle due operazioni che stabilisce che lo sbarco dei migranti soccorsi in mare, ovunque sia avvenuto il salvataggio, debba avvenire solo ed esclusivamente nei porto italiani. Per modificare questa prescrizione deve essere modificato il mandato delle operazioni (con una decisione unanime del Consiglio Ue per Sophia e con una modifica all’accordo volontario su Triton, a cui partecipa solo una parte degli Stati membri). Da notare, infine, che poco meno della metà dei salvataggi sono effettuati dai mezzi italiani della Marina e della Finanza (26%) o della Guardia costiera (20%), e l’8% dalle navi mercantili, sempre secondo i dati del 2016 che la Commissione europea ha pubblicato nel febbraio scorso.

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