Eni raddoppia nelle energie rinnovabili, “un miliardo di euro nei prossimi tre anni”

Eni raddoppia nelle energie rinnovabili, “un miliardo di euro nei prossimi tre anni”
13 maggio 2016

descalziEni raddoppia nelle rinnovabili: se infatti negli ultimi 3 anni gli investimenti erano stati circa 500 milioni, nei prossimi 3 arriveranno a quasi un miliardo di euro. “Negli ultimi 3 anni gli investimenti sono stati circa 500 milioni in attivita’ e ricerca soprattutto nel solare. Nei prossimi 3 anni arriveranno a 500 milioni in attivita’ e sviluppo di progetti piu’ altri 500 milioni in ricerca, per un totale di quasi un miliardo”, ha spiegato l’amministratore delegato Claudio Descalzi (foto) in occasione dell’assemblea dei soci. Un’assemblea nel corso della quale il manager ha illustrato il nuovo piano ‘green’ del gruppo anche se, ha tenuto a puntualizzare, non si tratta di un nuovo business: “Siamo nel settore dal 1980, non e’ una start-up”. Per la societa’ e’ un importante passo nel proprio impegno sul fronte del climate change inaugurando un modello unico di integrazione tra business tradizionale e produzione di energia da fonti rinnovabili. Il modello partira’ dall’Italia, dal Pakistan e dall’Egitto dove la societa’ realizzera’ i primi progetti di generazione elettrica da fonti rinnovabili localizzandoli presso i propri impianti e aree industriali, in modo da cogliere tutte le possibili sinergie logistiche, contrattuali e commerciali con le attivita’ tradizionali dell’azienda, e riqualificare e valorizzare aree industriali attualmente inutilizzate. Si tratta di un modello inedito di riutilizzo virtuoso di aree industriali dismesse, bonificate o non utilizzate, che vengono rilanciate attraverso la realizzazione di impianti di generazione energetica a emissioni zero.

Nessun dualismo con l’Enel, ha assicurato l’ad: “Rispetto ad Enel abbiamo modelli diversi, non ci sono sovrapposizioni, si tratta di un business model differente”. Per realizzare tali obiettivi, la societa’ ha creato una direzione ad hoc, dal nome ‘Energy solutions’, per sfruttare le aree bonificate ma non riportate a ‘green field’. In Italia, ha evidenziato Descalzi, “sui primi 400 ettari prevediamo di arrivare a 220 Mw installati”, aggiungendo che i fondi necessari sono “gia’ a budget”. “Quest’anno iniziamo con 2 progetti, in Pakistan e in Egitto”, ha osservato, con “150 Mw di capacita’ installata”, quindi “non progetti pilota ma progetti importanti”. Per l’iniziativa “abbiamo creato la direzione Energy Solutions per lavorare sui brown field” e per “mettere insieme l’attivita’ esistente e un’attivita’ nuova per una trasformazione che cambia un corpo gia’ esistente, una direzione che lavora per mettere insieme vecchio e nuovo con un mix che sia fatto di gas e rinnovabili”. L’obiettivo, ha proseguito Descalzi, e’ usare “terra che non puo’ essere utilizzata per altro scopo non competendo con la domanda di terra per l’agricoltura, l’edilizia e il residenziale”.  Nel corso dell’assemblea che ha, tra l’altro, approvato il bilancio 2015 e la distribuzione del dividendo, tanti gli argomenti toccati. Da Versalis su cui, ha spiegato Descalzi, “stiamo lavorando e siamo vicini” a una soluzione, alla vicenda in Val d’Agri. In particolare, sulla societa’ attiva nella chimica il manager ha affermato che Eni manterra’ una partecipazione del 30% e che la cessione di una quota a Sk Capital avverra’ se ci saranno garanzie su investimenti e cicli operativo.
marcegaglia“Se non ci sono le condizioni non si va avanti”, ha precisato. Piu’ complessa la situazione in Basilicata. Nonostante il blocco della produzione in Val d’Agri, Eni non chiudera’ la raffineria di Taranto “per senso di responsabilita’”, ha sottolineato il manager. L’impatto, ha spiegato, “ammonterebbe a 6.000 persone tra Val d’agri e Taranto, creando un disagio profondo. A causa dello stop della produzione in Basilicata, ha aggiunto Descalzi, nella raffineria tarantina “l’Eni perdera’ tra 20 e 30 milioni su base annua perche’ dovremo approvvigionare l’impianto portando carichi da fuori. Tra l’altro con molte piu’ navi e molto piu’ inquinamento”. In ogni caso, il gruppo e’ tranquillo sull’inchiesta della magistratura, ha assicurato la presidente Emma Marcegaglia: “Affrontiamo con serenita’ la vicenda consapevoli della correttezza dell’operato della societa’ anche se i riflessi sulle attivita’ industriali non sono indifferenti” sottolineando come “i valori etici siano sempre al centro dell’operato del gruppo”. Un passaggio sulla situazione politica (“in miglioramento”) della Libia dove la produzione, ha spiegato l’ad, si aggira intorno ai 300mila barili di olio equivalente e sulla cessione di una quota dell’area 4 del Mozambico dove “sono in corso delle trattative che speriamo di chiudere entro fine anno”.  Chiusura sul mercato petrolifero in cui si vedono degli spiragli di miglioramento dopo il crollo delle quotazioni. “Il mercato si prepara a riequilibrarsi, tale processo dovrebbe iniziare nella seconda meta’ del 2016”, ha detto Marcegaglia. “Il processo di aggiustamento tra domanda e offerta si e’ avviato. I tagli agli investimenti stanno preparando il riequilibrio del mercato che dovrebbe gia’ evidenziarsi nella seconda meta’ del 2016”, ha osservato. Tuttavia, ha avvertito la presidente, la riduzione degli investimenti, “nel medio termine potrebbe determinare pero’ una carenza di offerta invertendo la tendenza di oggi”.

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