Haftar bombarda a est della capitale, Tripoli risponde. Oltre 200 morti, saliti a 25mila gli sfollati

Haftar bombarda a est della capitale, Tripoli risponde. Oltre 200 morti, saliti a 25mila gli sfollati
18 aprile 2019

I caccia di Khalifa Haftar hanno effettuato due raid nel corso della notte sul fronte orientale di Wadi Rabie, circa 30km a est di Tripoli, e su Suani beni Adem, 25 km a sudovest della capitale. A Wadi Rabie, il bilancio e’ di 4 morti e 6 feriti tra le file dei militari fedeli al governo di unita’ nazionale guidato da Fayez al Sarraj. Secondo alcuni osservatori, potrebbe trattarsi dei segnali di preparazione dell’attacco delle milizie del maresciallo annunciato ieri dal suo portavoce. In risposta ai bombardamenti di Haftar, le forze aeree del Governo di accordo nazionale libico di Tripoli hanno compiuto nella mattina raid sulla base di Giofra, distretto a sudest della capitale, occupato in parte dai soldati dell’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar.

Intanto, le forze delle tribù Tebu hanno lanciato un attacco improvviso contro la base aerea di Tamanhint, nella Libia centro-occidentale, vicino alla città di Sabha. Lo ha riferito su Twitter il portale d’informazione ‘Libya Observer’, precisando che nella base sono posizionati “gruppi tribali” riconducibili al generale Khalifa Haftar, che guida l’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna). Secondo sempre ‘Libya Observer’, la Forza di Protezione del Sud, leale al consiglio presidenziale basato a Tripoli, ha rivendicato il controllo della base. L’autoproclamato Esercito nazionale libico ha confermato di essere sotto attacco nella base aerea di Tamanhint, come riporta su Twitter l’emittente ‘al-Hadath’. Tuttavia una fonte dell’Lna ha smentito che la base sia caduta nelle mani delle forze di Tripoli, sostenendo che l’area è teatro di combattimenti.

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Frattanto, il bilancio del conflitto in Libia è salito ad almeno 205 morti e 913 feriti. Lo riferisce l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), precisando di avere dispiegato il suo personale a sostegno “degli ospedali sulla linea del fronte”, per aiutare in particolare negli interventi chirurgici di urgenza. Mentro l’Onu, fa sapere che “la recente escalation di violenza a Tripoli ha portato a 25mila il numero di persone sfollate”. E’ quanto si legge in un tweet delle Nazioni Unite. “I civili non sono un bersaglio”, aggiungono le Nazioni Unite.

“Il percorso diplomatico, che non è unicamente italiano” per stemperare le tensioni in Libia “non è sfuggito di mano”, è ancora “in atto” e rappresenta “l’unica via di soluzione quando ci sono dei combattimenti sul terreno”, spiega il ministro degli Esteri Enzo Moavero. “Dobbiamo essere molto motivati in questa direzione. Oltre che sperarlo, dobbiamo agire ed è quello che stiamo facendo anche con un’intensa attività di incontri”, aggiunto il ministro. “Lo scontro in Libia è tra componenti dello scenario libico. L’auspicio è che questi scontri non ci siano, che cessino i combattimenti, che si abbandoni la ricerca di una soluzione militare e si torni sul percorso di una soluzione politica”,insiste.

D’altre parte, l’obiettivo dell’Italia in Libia “rimane estremamente univoco”, ricordato ancora il capo della diplomazia. “Noi crediamo fermamente che la soluzione militare non sia una soluzione. Sappiamo bene, lo sappiamo dalla storia, che si possono vincere battaglie, guerre, ma non è detto che poi si vinca la pace”, dice ancora Moavero. “Noi desideriamo, e credo sia nell’interesse dell’Italia intera, avere una Libia, stabilizzata, pacificata, una Libia che possibilmente intraprenda quel cammino di democrazia a cui ogni popolo ha diritto. Questo è stato il lavoro degli ultimi anni, e in particolare il lavoro di questo nostro quasi anno di governo”, ha concluso.

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