Esperienze di ‘premorte’, il parere del neurologo Enrico Facco

22 dicembre 2014

Le esperienze di premorte, meglio note in termini scientifici come Near Death Experience, stanno conoscendo un interesse crescente. Trascurate nel secolo scorso e archiviate come fenomeni pseudo paranormali o afferenti a patologie psichiatriche, le Nde secondo recenti studi presentano una precisa epidemiologia, sono state misurate e non sono eventi così labili e sporadici come si potrebbe immaginare. L’incidenza è intorno al 10% e in alcune particolari casistiche, arrivano fino al 18 per cento, ad esempio in pazienti in arresto cardiaco.Lo racconta il professor Enrico Facco, docente di Anestesiologia e Rianimazione presso l’Università di Padova e specialista in Neurologia e terapia del dolore e autore di “Esperienze di premorte – Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica”, edizioni Altravista, in cui analizza una ventina di casi di pazienti che hanno vissuto esperienze di uscita dal corpo e di vita oltre la vita.”Le Nde sono esperienze di tonalità mistica molto forte – spiega il professor Facco – in cui il paziente ha la sensazione di entrare in un tunnel e di vedere una luce nel fondo di esso. La maggior parte di loro racconta di avere incontrato parenti defunti o persone sconosciute, probabilmente defunte. Inoltre, vengono descritti contatti con entità superiori. Per quasi tutti i soggetti analizzati è presente una revisione olografica di tutta la propria vita, quasi se ne dovesse fare un bilancio. Tutti sperimentano una gioia e una serenità di straordinaria profondità e intensità, solo in una esigua minoranza si è assistito ad esperienze con qualche tonalità spiacevole. In buona sostanza non siamo di fronte a forme di delirium o di alterazione organica transitoria del cervello senza alcun significato”.

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