Europee, FI spera in ultimo miracolo Cav. E rispunta Cairo

Europee, FI spera in ultimo miracolo Cav. E rispunta Cairo
Urbano Cairo
23 maggio 2019

L’ultimo miracolo. Forza Italia si aspetta che Silvio Berlusconi compia un’altra impresa, che con il rush di campagna elettorale – tra tv e blitz in alcune regioni – il Cavaliere sia riuscito ad invertire la tendenza riportando il partito verso un consenso che superi la doppia cifra. Anche nella Lega ammettono che l’ex presidente del Consiglio sta recuperando terreno. L”exit strategy’ di Salvini non prevede un ritorno ad Arcore, ma Berlusconi scommette sulla caduta del governo per ritornare centrale. Anche perche’ – ammettono i suoi – se l’esecutivo non va a sbattere subito la consapevolezza di tutti e’ che l’ex presidente del Consiglio possa progressivamente ritirarsi dalla scena politica. E occorrera’ constatare se risponde al vero che Berlusconi nei prossimi mesi possa depositare la sua mano sulla spalla di Urbano Cairo, con un vero e proprio ‘endorsment’.

Auspicio o timore dei dirigenti che al di la’ del risultato che avra’ Forza Italia il 26 maggio chiederanno comunque di far partire un processo democratico interno a FI. Un congresso o addirittura lo strumento delle primarie, anche perche’ – riflette un esponente azzurro – “se si dovesse andare al voto occorrerebbe preparare le liste…”. Lo scenario di un’altra maggioranza in Parlamento non prende corpo in FI, “al massimo – riflette un altro ‘big’ – il Movimento 5 stelle potrebbe cercare convergenze con il Partito democratico”. La battaglia delle Europee e’ comunque campale per il partito azzurro. Negli ultimi giorni si e’ giocata piu’ che altro un ‘derby’ interno al centrodestra: tra Giorgia Meloni che – spiegano i suoi fedelissimi – si prepara insieme a Giovanni Toti a lanciare un’Opa sul partito azzurro, creando un contenitore largo, appetibile per chi non vuole andare con Salvini ma sostituirsi al Movimento 5 stelle – e Berlusconi, convinto che FdI possa anche non superare l’asticella del 4%. Oggi l’ex premier e’ tornato a lanciare un affondo al partito della Meloni: “Chi vota FdI apre a un Governo con Pd e il M5S, che e’ un partito di sinistra, ma piu’ pericoloso dei comunisti.

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Un successo dei sovranisti ricompattera’ la sinistra, mentre noi con loro non ci alleeremo mai”. L’ex premier ai suoi ha fornito sondaggi rassicuranti, e’ tornato ad evocare il rischio del ’94, “M5s e’ peggio dei comunisti, sono spinti da invidia sociale”. “Spero – ha affermato – che gli italiani abbiano capito la situazione in cui siamo in Italia e in Europa e che domenica votino con intelligenza anche se purtroppo il popolo e’ rimasto quello del 33 dopo Cristo, e quando gli chiesero se voleva liberare Gesu’ o Barabba, scelse Barabba. Spero che questa volta gli italiani capiscano che bisogna liberare Gesu'”. Critiche anche a Salvini, chi vota Lega – questo il suo ragionamento – vuole mandare avanti il governo, dal vicepremier del Carroccio “solo chiacchiere elettorali”. L’ex premier ha indossato anche i panni dell’imprenditore (“Confindustria cambi ritmo con governo”), poi ha risposto pure ai malpancisti interni che nelle scorse settimane chiedevano una svolta subito, per evitare di essere assoggettati alla Lega.

“Prima dobbiamo vedere i risultati delle elezioni, poi decideremo” il da farsi. Anche in chiave alleanze: “Chi sara’ il regista lo vedremo dopo. Certo e’ che il centrodestra puo’ vincere soltanto se rimane unito”. In FI pero’ si stanno convincendo in molti che solo l’ex premier e’ capace, nonostante l’eta’ e le ultime operazioni, a tenere in vita Forza Italia. “Vale – spiega anche chi aveva invocato una guida nuova nel partito – l’assunto che ripete da sempre Verdini: ‘In FI o parla Berlusconi o non parla nessuno'”. Poi c’e’ la partita in Europa, con l’ex premier che si candida ad avere un ruolo di interlocuzione nel possibile cambio di rotta del Ppe. “Il primo sovranista che vuole cambiare questa Europa sono io”, continua a ripetere l’ex premier, “Salvini puo’ realizzare la flat tax solo con noi”. Sul Cavaliere arrivano gli strali del Movimento 5 stelle: “Da premier pagava Casa nostra”, afferma Di Stefano mentre Di Battista insiste sulla necessita’ di varare il conflitto d’interessi e Di Maio accusa Giorgetti di essere “un nostalgico di Berlusconi”.

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