Facebook passò a Kogan dati su 57 miliardi di amicizie. E Zuckerberg ora chiede scusa

Facebook passò a Kogan dati su 57 miliardi di amicizie. E Zuckerberg ora chiede scusa
22 marzo 2018

Scricchiola il tentativo di Facebook di scaricare Aleksandr Kogan. Il ricercatore al centro dello scandalo sulla raccolta dei dati di 50 milioni di utenti poi passati alla societa’ di consulenza Cambridge Analytica per sospetto uso di propaganda politica. Il Guardian svela infatti che prima di quell’episodio i rapporti con Kogan erano di tale fiducia che Facebook trasmise all’accademico nel 2011, per “uno studio”, dati aggregati su ben 57 miliardi di ‘amicizie’ intrecciate sulla piattaforma di Mark Zuckerberg. Intanto, Mark Zuckerberg ha chiesto “scusa”. E rompendo il suo assordante silenzio di questi giorni, il fondatore di Facebook si è detto “sicuro che qualcuno stia provando” a usare il social network per interferire con le elezioni di metà mandato degli Stati Uniti. “Sono sicuro che qualcuno ci stia provando”, ha detto in un’intervista alla Cnn, nella notte italiana. “Sono sicuro che c’è una seconda versione di tutto quello che è stato lo sforzo russo nel 2016, sono sicuro che ci stanno lavorando”, ha insistito Zuckerberg. “E ci saranno alcune nuove tattiche che dobbiamo essere sicuri di individuare e fronteggiare”. Il numero uno del gruppo ha detto che i membri dello staff del social network stanno “costruendo tecnologia” e assumendo personale per eliminare propaganda e altri attacchi. “Uno dei grandi impegni che abbiamo assunto quest’anno è raddoppiare il numero di persone che lavorano per la sicurezza dell’azienda. Entro la fine di quest’anno 20.000 persone lavoreranno alla sicurezza e alla revisione dei contenuti in questa azienda”, ha insistito.

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“Ora la realtà è che, con una comunità di due miliardi di persone, non posso promettere che troveremo tutto, ma quello su cui posso impegnarmi è che renderemo il più difficile possibile per questi avversari fare” ciò che è già stato fatto “e penso che faremo un lavoro molto migliore”, ha precisato Zuckerberg alla Cnn. Dunque, Zuckerberg ha chiesto “scusa”, riconoscendo i suoi “errori”, dicendosi “felice” di testimoniare davanti al Congresso degli Stati uniti, a qualche giorno dallo scandalo sull’uso improprio di dati personali di milioni di utenti da parte dell’azienda britannica Cambridge Analytica. “E’ stata una violazione molto importante della fiducia, mi dispiace davvero molto per quello che è successo, la nostra responsabilità è di assicurare che non accada di nuovo”, ha spiegato nella notte italiana. Zuckerberg aveva parlato pubblicamente dello scandalo attraverso un post su Facebook . Ha scritto che la società ha commesso degli “errori” e aveva sottolineato come ha cambiato le sue politiche per assicurare che i dati degli utenti siano protetti. “Vorrei che avessimo fatto questi passi prima”, ha commentato alla Cnn.

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“Questo è probabilmente l’errore più grande che abbiamo fatto qui”. Il Ceo di Facebook ha dichiarato che il social network intende avvisare tutti coloro i cui dati sono stati violati ed ha assicurato che la società non tarderà a spiegare agli utenti cosa è successo. “Questo è sicuramente qualcosa che, ripensandoci, mi dispiace di non avere già fatto”, ha detto alla Cnn. “Penso che ci siamo sbagliati”. Ed ha aggiunto di avere compiuto anche altri errori. “Ho iniziato quando ero così giovane e inesperto”, ha detto il 33enne Zuckerberg. “Ho commesso errori tecnici ed errori di lavoro, ho assunto persone sbagliate, mi sono fidato delle persone sbagliate”, ha affermato. “Probabilmente ho lanciato più prodotti che hanno fallito rispetto alla maggior parte delle persone nella loro vita”, ha insistito. Ma alla fine ha detto di avere imparato dai suoi passi falsi. “Questo è l’impegno che cerco di avere all’interno della nostra azienda e della nostra comunità”. “Ci sono state molte forze in gioco su Facebook durante le elezioni presidenziali americane del 2016”, ha sottolineato ancora. “Le elezioni di metà mandato il prossimo novembre saranno una sfida, un motivo di grande attenzione per noi”.

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