Aggiotaggio e falso in bilancio, condannati a 7 anni di carcere gli ex vertici Mps

Aggiotaggio e falso in bilancio, condannati a 7 anni di carcere gli ex vertici Mps
Giuseppe Mussari e Antonio Vigni
9 novembre 2019

Sette anni e 6 mesi di carcere per l’ex presidente Giuseppe Mussari, 7 anni e 3 mesi per l’ex direttore generale Antonio Vigni e 4 anni e 8 mesi per l’ex responsabile dell’area finanza Gianluca Baldassari. Sono le condanne inflitte dal Tribunale di Milano agli ex vertici di Mps finiti sotto processo per le operazione finanziarie in derivati realizzate dall’istituto di credito senese nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012. Le accuse contestate a vario titolo ai 16 imputati nel processo milanese sono falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo all’autorità di vigilanza di Consob e Bankitalia e falso in prospetto. Il pm Giordano Baggio aveva chiesto di condannare Mussari e Vigni a 8 anni e Baldassarri a 6 anni.

I giudici della Seconda Sezione Penale di Milano hanno condannati tutti gli altri imputati. Tra questi, l’ex direttore finanziario di Mps Daniele Pirondini (5 anni e 3 mesi) e l’ex responsabile Alm Marco Di Santo (3 anni e 6 mesi). E ancora: 5 manager di Deutsche Bank (Michele Faissola, Michele Foresti e Scott Dunbar a 4 anni e 8 mesi, mentre a Dario Schiraldi, Marco Veroni e Matteo Angelo Vaghi sono stati inflitti 3 anni e 6 mesi) e due ex dirigenti della giapponese Nomura (l’ex Ceo Sadeq Sayeed, condannato a 4 anni e 8 mesi, e l’ex responsabile vendite Europa e Medio Oriente Raffaele Ricci a 3 anni e 6 mesi).

Tutti accusati a vario titolo di falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo all’autorità di vigilanza di Consob e Bankitalia e falso in prospetto. Nel mirino dei pm milanesi Mauro Clerici, Stefano Civardi e Giordano Baggio sono finiti i derivati “Alexandria” e “Santorini” (il primo sottoscritto con la giapponese Nomura, il secondo con la tedesca Deutsche Bank), il prestito ibrido “Fresh” e la cartolarizzazione immobiliare Chianti Classico. Operazioni legate all’acquisizione di Banca Antonveneta con notevoli perdite per Mps che gli ex vertici della banca occultarono con “l’intenzione – si legge nel capo di imputazione – di ingannare i soci e il pubblico” e di “conseguire per sé e per altri un ingiusto profitto”.

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Così nei bilanci, nelle relazioni e nelle altre comunicazioni sociali, gli ex manager di Rocca Salimbeni avrebbero rappresentato “fatti materiali non rispondenti al vero”, nascondendo “informazioni, la cui comunicazione è imposta dalla legge, sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Banca Mps”. Una gestione spregiudicata, che ha finito con l'”indurre in errore i destinatari” provocando “un danno patrimoniale di rilevante entità” alle casse dell’istituto di credito senese. Su alcune delle imputazione legate al prestito Fresh è già scattata la prescrizione. Sotto accusa era finita la stessa Banca Mps, uscita dal processo dopo aver patteggiato una sanzione pecuniaria da 600 mila euro e una confisca da 10 milioni di euro.

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