Fattorie sociali, trend sempre piu’ in crescita

21 febbraio 2014

Crescono in Sicilia le fattorie sociali, configurandosi sempre piu’ come delle realta’ impegnate nella valorizzazione del territorio in risposta ai bisogni sociali e culturali. Sono 43 le fattorie sociali che operano nell’Isola. La maggior parte si trova nelle province di Messina, Catania e Siracusa: un trend sempre piu’ in crescita. In tre anni sono quasi triplicate: nel 2007 erano solo 9, nel 2010 ne sono state censite 25, nel 2012 ben 18 in piu’. I dati sono stati resi noti nell’ambito di un convegno, organizzato dalla Rete Fattorie Sociali Sicilia e dalla Coldiretti Sicilia, avvenuto questa mattina presso il dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali della cittadella universitaria di Palermo. “La crescita e’ indicatore di una particolare vivacita’ di una parte delle imprese agricole eticamente orientate e di alcuni soggetti del terzo settore disponibili a sperimentare nuove forme di welfare partecipativo, territoriale e di prossimita’ – sottolinea la Rete di Fattorie Sociali Siciliane -. I dati del 2012 degli iscritti alla rete delle fattorie Sociali Sicilia – Forum regionale dell’agricoltura sociale, rilevano oltre alle 43 aziende agricole, anche 30 associazioni no profit e cooperative coinvolte, a vario titolo, in attivita’ di agricoltura sociale”. Quest’ultima, riuscira’ ad avere ampi margini di sviluppo anche nella possibilita’ di una crescita occupazionale all’interno di un disegno di legge regionale che, attualmente si trova gia’ all’Ars. Di fattorie sociali, pero’ non si parla all’interno del disegno di legge regionale. “La crescita delle realta’ di agricoltura sociale in Sicilia e’ particolarmente significativa – afferma Salvatore Cacciola, presidente regionale della rete delle Fattorie sociali -; la vivacita’ culturale e l’innovazione di queste realta’, stanno caratterizzando il nuovo sistema del welfare locale. Siamo invece preoccupati che l’originalita’ delle Fattorie Sociali siciliane rischia di non essere recepita dall’attuale proposta di legge in discussione all’ARS. Il lavoro di rete ed integrato con il sistema dei servizi sociali e sanitari, la collaborazione con il terzo settore e le istituzioni scolastiche o con il circuito penitenziario, con le aree di marginalita’ sociale devono trovare nella nuova normativa uno spazio e un riconoscimento adeguato”.

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