Aula vuota e proteste, prima fiducia a Gentiloni su Rosatellum

Aula vuota e proteste, prima fiducia a Gentiloni su Rosatellum
Protesta a Roma davanti Montecitorio contro il 'Rosatellum'
11 ottobre 2017

Con 307 voti a favore e 90 contrari l’aula della Camera ha detto sì alla prima fiducia posta dal Governo Gentiloni sull’approvazione del primo articolo del Rosatellum bis. Al voto non hanno partecipato 11 esponenti del Pd, di cui 6 assenti con certificato medico. A questi vanno poi aggiunti altri 6 in congedo. Due le assenze nei banchi di Ap, mentre del Misto hanno partecipato al voto 42 deputati su 61. Del gruppo Des-Cd, che aveva lasciato libertà di scelta, 5 hanno votato a favore della fiducia. Al voto infine non hanno preso parte i deputati del MoVimento Cinque Stelle, tutti in piazza Montecitorio a protestare. Sono quindi iniziate in aula le dichiarazioni di voto sulla seconda fiducia posta dal governo sul secondo articolo della riforma della legge elettorale. La terza, invece, andrà in votazione domattina mentre domani nella tarda serata è atteso, a scrutinio segreto, il voto finale sul Rosatellum bis a cui hanno assicurato sostegno anche i deputati di Forza Italia e Lega che invece, essendo forze di opposizioni, non votano la fiducia al Governo. A farla da padrona oggi, piu’ che l’Aula, e’ stata la piazza, o meglio le due piazze: davanti Montecitorio e’ andata in scena la protesta del Movimento 5 Stelle, una vera e propria maratona a “difesa della democrazia”. I pentastellati bisseranno domani, quando e’ atteso anche Beppe Grillo. A pochi metri di distanza, in piazza del Pantheon, sfilano a uno a uno i big di Mdp e Sinistra italiana. E i toni contro il governo e la sua maggioranza non sono certo piu’ teneri di quelli dei 5 Stelle: “Il Pd logora la democrazia, il Rosatellum bis e’ inaccettabile”, sentenzia Massimo D’Alema.

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La giornata, dunque, si sdoppia: da una parte le dichiarazioni di voto in un’Aula mai piena, idem per i banchi del governo – assenze, soprattutto quella del premier Gentiloni, stigmatizzate dalle opposizioni – con toni che non trascendono mai e in un clima tutto sommato tranquillo. Dall’altra le due piazze. Dove, invece, la temperatura si surriscalda e i toni salgono di livello. Ad aprire le ‘danze’ sono i 5 Stelle: gia’ prima che inizino i lavori dell’Aula dalla piazza antistante Montecitorio si levano grida e cori contro il governo, accusato di fare come “Mussolini, che mise la fiducia sulla legge elettorale”. Nel mirino dei pentastellati finisce anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ‘reo’ di aver avallato la fiducia. Ma e’ quando in piazza arrivano Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista che la folla esplode: accoglienza da star per i due big. Il candidato premier pentastellato assicura: “Se non ce la dovessimo fare a fermarli, tenetevi pronti perche’ la prossima settimana saremo di nuovo in piazza davanti al Senato. Perche’ non finisce qui e dobbiamo mettercela tutta per batterli”. E Danilo Toninelli, presente in Aula per le dichiarazioni di voto, va giou’ duro contro Renzi e Gentiloni: “Questo Parlamento non e’ piu’ degno. I banchi del governo, di questo governo che ha chiesto la fiducia zittendo tutto il Parlamento, non c’e’. Dov’e’ quel passacarte del presidente del Consiglio Gentiloni? Dov’e’ il governo? Questo Parlamento e questo governo sono fatti di indegni e di bugiardi”. Anche la sinistra si scaglia duramente contro Pd e governo. Prima in Aula, poi in piazza: “Da oggi c’e’ una distanza incolmabile tra noi e il governo”, mette subito in chiaro Alfredo D’Attorre di Mdp.

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Che quindi lancia l’affondo: “La fiducia sulla legge elettorale rappresenta un’altra macchia indelebile sulla storia di questa legislatura, in cui il governo ha ripetutamente espropriato e umiliato quest’Aula. Oggi Gentiloni perde la faccia. E forse sappiamo chi e’ il mandante neppure troppo occulto di questa gravissima forzatura democratica. Forse l’interesse del segretario del suo partito, caro presidente del Consiglio, e’ anche farle perdere la faccia”. Poi la protesta si sposta in piazza e li’ parlano i big. Nel mirino sempre il presidente del Consiglio e il Pd. “Gentiloni dipende politicamente da Renzi”, afferma D’Alema. “Non me lo aspettavo da Gentiloni: un presidente del Consiglio che dice ‘non mi occupero’ della legge elettorale’ e poi mette la fiducia su una legge che non e’ del governo perde credibilita’. Uno che ha credibilita’ avrebbe detto: ‘non ci sto'”, aggiunge Pierluigi Bersani, che ricorda: “Con 307 voti”, i voti incassati oggi dal governo, “Berlusconi sali’ al Quirinale, nessuno di Forza Italia se lo ricorda? E’ davvero curioso”. Per Roberto Speranza la fiducia “e’ un atto gravissimo. Una violenza al nostro Parlamento”. Attacca il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: “Questa legge colpisce i 5 stelle e la sinistra. Nasce per favorire una maggioranza Renzi-Berlusconi che non avrebbe i numeri”. E assicura: “Quello che sta accadendo e’ una vergogna assoluta contro cui ci opporremo con tutti i mezzi”. In serata parla Matteo Renzi, e si schiera a difesa del partito: “Attorno al Pd, alle prossime elezioni, si creera’ una coalizione di soggetti politici che saranno unico argine a Salvini e ai Cinque Stelle. Chi vuole indebolire il Pd indebolisce questo argine”.

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