Firme false, rinviati a giudizio 14 esponenti M5s tra deputati e attivisti

Firme false, rinviati a giudizio 14 esponenti M5s tra deputati e attivisti
13 aprile 2017

La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per i 14 esponenti del Movimento 5 Stelle indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle firme false a sostegno della lista presentata alle elezioni amministrative del capoluogo siciliano, tenute nel 2012. Fra gli imputati tre deputati nazionali, due regionali e attivisti grillini. Nella lista l’ex candidato sindaco Riccardo Nuti (foto), le parlamentari nazionali Claudia Mannino (foto) e Giulia di vita, nonche’ i deputati dell’Assemblea regionale siciliana Claudia la Rocca e Giorgio Ciaccio, che hanno confessato, cosi’ come Alessio detto Stefano Paradiso e Giuseppe Ippolito. Proprio un errore sul luogo di nascita di Ippolito provoco’ la decisione, avallata da Nuti, secondo l’accusa, di ricopiare tutte le firme. E l’idea sarebbe stata di Samantha Busalacchi, attivista M5S pure lei tra i coinvolti nella inchiesta assieme ad Alice Pantaleone, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino. Nell’elenco anche l’avvocato Francesco Menallo, Toni Ferrara e il cancelliere Giovanni Scarpello.

La Procura di Palermo aveva chiuso le indagini lo scorso 9 febbraio. Il reato contestato si riferisce alla ricopiatura, avvenuta nella notte fra il 3 e il 4 aprile 2012, delle firme dei sostenitori della lista, cosa che fu fatta a causa di un errore che avrebbe potuto invalidare tutto. Il reato non viene consumato solo da chi materialmente avrebbe scritto ma anche da chi avrebbe deciso e partecipato a vario titolo al “disegno criminoso”: il deputato nazionale Riccardo Nuti, nel 2012 candidato sindaco, e’ infatti indagato come istigatore, anche se non e’ accusato di avere ricopiato le firme. Inserire i dati personali dei sottoscrittori non significa averne falsificato le firme, ma riscontra la presenza di tutti nella notte del 2-3 aprile 2012 e rafforza, secondo la procura, le tesi di investigatori e inquirenti. La consulenza grafologica ha esaminato 310 sottoscrizioni e da’ atto della falsita’ di quasi tutte le firme disconosciute da coloro che in apparenza le avevano apposte: alcune, pur essendo state “smentite” dai diretti interessati, sono state ritenute autografe, mentre su altre viene sospeso il giudizio. E sono quattro gli esponenti del Movimento 5 Stelle per i quali i grafologi nominati dalla Procura di Palermo hanno individuato profili di parziale compatibilita’ con le mani degli autori della falsificazione delle firme a sostegno della lista grillina. Quattro su 14 indagati, undici dei quali accusati delle falsificazioni.

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L’INCHIESTA A far scattare l’inchiesta è stata la denuncia da parte di un ex attivista del Movimento, il professor Vincenzo Pintagro, che sarebbe stato testimone di quell’operazione di ricopiatura delle firme. Dalle sue accuse è scaturito un servizio de Le Iene, che portò al recupero delle firme depositate in comune. Nel corso delle indagini della Digos, molti firmatari hanno disconosciuto le proprie firme presenti sui moduli depositati e le perizie grafologiche hanno confermato la non autenticità di molte di queste. La richiesta della Procura palermitana ha fatto scattare il fuoco di fila contro gli M5s dall trincea del Pd renziano. Da Alessia Morani ad Andrea Romano, da Stefano Espisito a Davide Ermini è arrivata una pioggia di tweet e dichiarazioni dirette soprattutto con Beppe Grillo e Luigi Di Maio accusati di “omertà” a fronte di un’accusa di falso per loro parlamentari che “archivia lo slogan dell’onestà”.

DEPUTATI M5S “Apprendiamo dalla stampa della richiesta di rinviarci a giudizio nel procedimento penale sulle firme per le ultime comunali di Palermo. Attenderemo la notificazione della richiesta, poi a Roma terremo una conferenza stampa in cui racconteremo che cosa abbiamo detto ai magistrati e le novita’ di peso che abbiamo fatto emergere nell’interrogatorio sostenuto di recente”. Lo affermano i deputati Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, che aggiungono: “Ci e’ chiaro il tentativo di levarci politicamente di mezzo per avere campo libero, attraverso una montatura ben organizzata, che salvo ripensamento del Gup i magistrati avranno modo di smascherare nel processo penale”. Fino ad oggi, continuano i deputati, “abbiamo subito in silenzio menzogne e insinuazioni, sia sulla scelta di sottoporci a interrogatorio una volta apprese le accuse a nostro carico, sia sulla scelta di rilasciare il saggio grafico in un secondo tempo. Le tesi accusatorie si fondano sulle testimonianze di Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, le quali, avendone gia’ dimostrato l’inattendibilita’ per marcate incongruenze, dovranno reggere nel processo. Abbiamo fiducia nella Giustizia – concludono Nuti, Di Vita e Mannino – e siamo certi di poter provare la nostra innocenza e i nostri tentativi di contrastare assalti mirati al gruppo politico palermitano”.

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