Fisco, giustizia, Colle. Il patto di Silvio

10 agosto 2014

Il giorno dopo è ancora quello delle celebrazioni. Il voto al Senato sul ddl Boschi, approvato con una maggioranza molto più risicata di quanto Renzi avrebbe sperato, ha aperto scenari nuovi per Forza Italia, che si ritrova a recitare il ruolo di opposizione responsabile e indispensabile al premier per portare avanti le riforme istituzionali. E se fino a qualche settimana fa Silvio Berlusconi era costretto a frenare i più scontenti dei suoi perché “anche se ci sfiliamo Renzi le riforme se le fa lo stesso”, ora il quadro si è completamente capovolto. E l’ex Cavaliere è pronto a trarre vantaggio da una situazione che, dal primo incontro del Nazareno, si è completamente capovolta.

 “MATTEO HA BISOGNO DI NOI”

“In realtà la situazione è cambiata solo in parte, perché Renzi la maggioranza sull’economia ce l’ha ancora” spiega Gianfranco Rotondi. Un’analisi che corrisponde a verità, ma che cela – non si sa quanto volontariamente – un aspetto fondamentale. E cioè che alla ripresa Renzi si troverà presumibilmente ad affrontare una situazione dei conti pubblici tutt’altro che rassicurante. E per mettere mano a quelle riforme esplicitamente invocate dal governatore della Bce Mario Draghi, dovrà adoperare strumenti che potrebbero essere invisi all’ala sinistra del Pd, quella più legata al sindacato. Sarà a quel punto che l’appoggio di Forza Italia diventerà necessario. Ma con sfumature diverse rispetto a quanto si immaginava settimane fa. “Certamente non saremo noi a dare i voti a Renzi, ma sarà lui a dover venire sulle nostre posizioni” spiega senza tanti giri di parole il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. E la cosiddetta “Agenda Berlusconi”, pubblicata ormai quotidianamente dal Mattinale di Brunetta, è piuttosto esplicita: sulla riforma del lavoro, ad esempio, prevede una “moratoria per 3 anni dell’articolo 18, in particolare per le piccole e medie imprese”. Sarà pronta la sinistra a superare uno dei suoi storici tabù? E sul Fisco richiede una manovra “choc” indirizzata soprattutto sul versante casa (abolizione della tassazione dell’abitazione principale) e Iva, da abbassare in due anni di 2 punti percentuali.

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 STOP INTERCETTAZIONI

Il dialogo sulla riforma della giustizia è invece già partito, anche se finora non è andato come Renzi e il ministro Orlando avrebbero desiderato, con l’ex Guardasigilli Nitto Palma che ha definito “deludente” la bozza messa a punto dal suo successore. Nell’ambito della trattativa entreranno presumibilmente la limitazione – giudicata eccessiva – al ricorso alle vie giudiziarie per limitare il conseguente numero di processi – Forza Italia è pur sempre il partito degli avvocati – ma soprattutto il tema intercettazioni. Su questo il Mattinale è esplicito: “Si contemperino le necessità investigative con il diritto dei cittadini a vedere tutelata la loro riservatezza”. In soldoni: limitare il ricorso all’ascolto “coatto” il più possibile.

Al di là dei provvedimenti di governo, nel dialogo tra Berlusconi e Renzi – che riprenderà a settembre – rivestirà un ruolo cruciale la partita del Quirinale. Il voto sul Senato ha contestualmente allontanato le elezioni anticipate e avvicinato il passo d’addio di Napolitano. In pratica, sarà quasi sicuramente questo Parlamento a eleggere il nuovo inquilino del Colle. E un Renzi assai poco sicuro delle sue truppe non potrà che affidarsi ancora una volta all’”amico” Silvio. Mancano ancora molti mesi, il quadro può cambiare radicalmente, ma al momento le quotazioni della Pinotti sembrano superare quelle di Draghi, specie dopo l’uscita di quest’ultimo sulla “sovranità da cedere all’Europa”.

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 LA SFIDA NEL CENTRODESTRA

A essere cambiati non sono solo i rapporti con Renzi, ma anche quelli interni all’area del centrodestra. La lettera spedita da Berlusconi ai senatori è stata chiarissima: l’ex premier punta a recuperare presto l’agibilità politica – attraverso il ricorso alla Corte di Strasburgo contro la sentenza Mediaset e la legge Severino – ed è pronto a riassumersi la responsabilità di rilanciare Forza Italia. Ogni discorso sulla successione – e in primis la richiesta di primarie – è quindi stato rispedito al mittente. Da questo punto di vista, la prova di forza di Raffaele Fitto, pur avendo raggiunto numeri importanti e probabilmente inaspettati, non è andata a buon fine. Berlusconi, ovviamente, non vuole assolutamente rompere con “mister preferenze”. Si racconta, peraltro, che fino a pochi minuti dal voto sul Senato sia Verdini che Gasparri abbiano telefonato a Fitto per chiedergli di tornare sui suoi passi e convincere i senatori a lui vicini a sostenere la riforma. Segno che Berlusconi è non è assolutamente mosso da sentimenti di rivalsa ed è intenzionato a recuperare i rapporti con i frondisti.

Molte altre strade, peraltro, per Minzolini e company non ce ne sono. Berlusconi ha dimostrato di restare la stella polare del centrodestra e con questo stanno facendo i conti anche gli alfaniani, costretti a vedersi scippato il ruolo di “ricattatori” del governo. Sono in tanti, tra i parlamentari azzurri, ad aspettarsi ora il ritorno all’ovile di qualche esponente di Ncd pentito, come peraltro a livello locale è già avvenuto, specialmente al Nord. Ma ora è da Palazzo Grazioli che frenano: “Queste sono operazioni delicate” spiega un confidente dell’ex premier, “meglio non accelerare troppo i tempi ed evitare confusione”.

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