Fitch: dopo elezioni, rischi politici in Italia elevati

Fitch: dopo elezioni, rischi politici in Italia elevati
17 marzo 2018

Fitch ha confermato il giudizio sulla tenuta creditizia dell’Italia con un rating “BBB” citando un’economia “diversificata e ad alto valore aggiunto” e indicatori di governance e di sviluppo umano “molto più alti della media europea”. Inoltre, l’indebitamento privato è “moderato”, il sistema pensionistico è “sostenibile” e i rendimenti sui titoli di stato sono “bassi”. Tuttavia il debito pubblico è “estremamente alto”, la crescita del Pil tende a essere “bassa”, la qualità degli asset nel settore bancario è “debole” e i rischi politici dopo le elezioni del 4 marzo scorso sono “elevati”. Non a caso Fitch non esclude che le trattative finiscano per la formazione di un governo di minoranza, uno di scopo o altre elezioni. Per il momento, l’agenzia di rating ha lasciato invariato oltre al rating anche l’outlook, a stabile. Nel suo rapporto, Fitch ha spiegato che l’esito delle elezioni “ha reso difficile la formazione di un governo stabile, ha aumentato la probabilità di un po’ di allentamento fiscale e ha ulteriormente indebolito le prospettive di riforme economiche strutturali”. Secondo Fitch, “l’alto livello di frammentazione politica” emerso dalle urne “limita la capacità del prossimo governo di tenere fede alle promesse elettorali”, che Moody’s a febbraio aveva giudicato insostenibili. Alla luce della vittoria del partito “euroscettico e anti-establishment” Movimento 5 Stelle, che ha portato a casa il 32,7% dei voti seguito da una Lega (17,4%) che ha fatto meglio di Forza Italia (14%), Fitch sostiene che aumenti l’influenza di politiche populiste, a prescindere che sia esercitata da dentro o fuori un governo. L’agenzia di rating sottolinea che sia il M5S sia la Lega hanno recentemente allentano la loro retorica anti-euro.

Leggi anche:
Tesla: utile primo trimestre -55%, ricavi -9%

Detto questo, “i negoziati per formare una coalizione saranno difficili e potenzialmente prolungati e non è chiaro fino a dove i potenziali partner si vogliano spingere nel fare convergere le loro piattaforme politiche, rendendo incerta la composizione del prossimo governo”. Quanto il movimento di Luigi di Maio è disposto a fare compromessi visto che tradizionalmente non è stato disposto a fare parte di coalizioni? E’ una delle domande che si pone Fitch, chiedendo anche se il Partito Democratico sarà disposto a formare un governo con il centro-destra o il M5S. Il partito portato alle elezioni dall’ormai non più segretario Matteo Renzi – e reduce di una sconfitta con il 18,7% delle preferenze – ha tuttavia detto che il suo destino è essere all’opposizione. Sul piano fiscale, Fitch ha migliorato rispetto a ottobre – quando aveva confermato lo stesso rating e lo stesso outlook – la sua stima sul deficit italiano, visto all’1,9% del Pil nel 2017 e non più al 2,2%, in calo dal 2,5% dell’anno precedente e in linea al target del governo per un 2,1%. A contribuire sono stati una riduzione delle spese e dei costi sugli interessi pagati sul debito. Per il 2019, Fitch si aspetta che il dato salga al 2%, l’1,1% in più del target esistente, per via di presunti nuovi tagli alle tasse e un aumento della spesa pubblica. L’agenzia di rating ammette tuttavia che c’è incertezza vista l’assenza di chiarezza nella composizione del prossimo governo e delle politiche fiscali che verranno perseguite. Sul fronte del debito, Fitch si aspetta “soltanto una riduzione graduale, lasciando l’Italia esposta a potenziali shock avversi”.

Leggi anche:
Patto di stabilità, via libera del Parlamento europeo. I partiti italiani si astengono

Il debito pubblico è visto al 131,5% del Pil nel 2017, in calo dal picco del 132% del 2016 e sotto il 132,5% del Pil stimato lo scorso ottobre dall’agenzia di rating. Nelle previsioni di Fitch, il debito calerà al 128,8% nel 2019. Questo, fa notare l’agenzia, lascerebbe l’Italia come uno dei Paesi più indebitati tra quelli di cui ha un rating; le nazioni con un rating BBB hanno in media un debito pari al 40,3% del Pil. Sul fronte economico, Fitch riconosce che il ciclo economico in Italia ha ripreso slancio, cosa fotografata anche dal Fondo monetario internazionale che nell’aggiornamento al suo World Economic Outlook di gennaio ha rivisto al rialzo le stime di crescita. Se per il 2017 stima un Pil in aumento dell’1,5% dopo il +0,9% del 2016, Fitch prevede per il 2018 e il 2019 – rispettivamente – un +1,5% e un +1,2%; in ambo i casi si tratta di una revisione al rialzo di 0,2 punti base. Per Fitch, gli investimenti e i consumi privati – saliti del 3,7% e dell’1,3% nel 2017, resteranno i principali fattori di traino ma non è escluso che frenino per via dell’incertezza politica attuale. Quanto al settore bancario, Fitch riconosce che ci siano stati miglioramenti ma la “debolezza resta”, anche sul fronte della redditività. I non performing loan rimangono ancora “alti” anche se l’agenzia di rating si aspetta un loro continuo calo. Le operazioni di ricapitalizzazione, liquidazione e consolidamento di banche in difficoltà osservate lo scorso anno “hanno ridotto i rischi sistemici nel sistema. Tuttavia la ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena e la liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno aggiunto lo 0,6% del Pil al debito pubblico”, conclude Fitch.

Leggi anche:
Dopo il crollo in Basilicata, è scontro sulle candidature nel M5s

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti