Fondazione Open, Conte: inchiesta non dovrebbe influire su sorti governo

Fondazione Open, Conte: inchiesta non dovrebbe influire su sorti governo
Luca Lotti
28 novembre 2019

L’inchiesta sui finanziamenti relativi alla fondazione renziana Open tiene ancora banco. Per il premier, Giuseppe Conte, “non credo che un’inchiesta giudiziaria debba influire sulle sorti di un governo, sarebbe una commistione inaccettabile”. Intanto, i legali del leader di Iv, Matteo Renzi, fanno sapere che le tre denunce annunciate sui social network da Matteo Renzi, la prima per diffamazione, indirizzata al procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, riguardante “il signor Travaglio per aver detto che il governo Renzi ha ‘beneficato il gruppo Toto nel 2017”, e le altre due, indirizzate oltre che a Creazzo anche al procuratore di Genova per competenza, per i reati di rivelazione di segreto bancario o istruttorio “alla luce degli articoli della Verità e dell’Espresso”, sono state depositate dall’avvocato Federico Bagattini, legale dell’ex premier. “Confermo che sono state assunte le iniziative preannunciate dall’interessato sui social”, ha detto Bagattini.

L’ex ministro renziano, invece, Luce Lotti, tiene a precisare che “le ricostruzioni apparse oggi su alcuni quotidiani in merito alle spese sostenute dalla Fondazione Open sono inesatte e fuorvianti. Il quotidiano La Verita’ scrive che sono indagato, anche se questo non risulta ne’ a me ne’ ai miei legali. Non ci sono carte di credito o bancomat intestati a parlamentari e la Fondazione ha sempre agito nella totale correttezza”. Sempre secondo il deputato Pd, “per quanto riguarda la mia attivita’ esistono semplici e regolari indennizzi delle spese che ho sostenuto come membro del Cda della fondazione”. In sostanza, “tutto, ribadisco, si e’ sempre svolto nell’assoluta trasparenza, tutti i costi sono tracciati, dettagliati e messi nero su bianco, oltre ad essere indicati nei bilanci della Fondazione stessa e per questo vagliati dai sindaci revisori”.

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Sul fronte giudiziario, l’avvocato pistoiese Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open, e l’imprenditore fiorentino Marco Carrai, ex componente dl cda della Fondazione Open, indagati nell’ambito dell’inchiesta della procura di Firenze sui presunti finanziamenti illeciti all’organizzazione politica vicina all’ex premier Matteo Renzi, faranno ricorso al tribunale del Riesame contro i sequestri che hanno subito durante le recenti perquisizioni disposte dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi ed eseguite dai militari della Guardia di Finanza I ricorsi sono stati annunciati dagli avvocati Antonio D’Avirro e Filippo Cei, legali rispettivamente di Alberto Bianchi e Marco Carrai. Entrambi sono indagati per l’ipotesi di reato di finanziamento illecito ai partiti e il solo Bianchi anche per traffico d’influenze. Lo studio di Bianchi era già stato perquisito a metà settembre e, in quella circostanza, era stata acquisita anche l’intera lista di finanziatori della Fondazione Open. Adesso, da quanto si apprende, le fiamme gialle avrebbero acquisito ulteriore documentazione. Anche a Carrai sono stati sequestrati dispositivi informatici e atti. Il 24 ottobre scorso il tribunale del Riesame aveva respinto la prima richiesta dissequestro dei documenti che erano stati acquisiti a settembre nello studio di Bianchi.

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