Franchi tiratori in azione, Crocetta ko. Primo round

19 febbraio 2014

In Aula la maggioranza non ha avuto i numeri per far passare la norma che istituisce le tre Città metropolitane. Un voto letale soprattutto per il governatore Crocetta. Quaranta voti a favore del sub-emendamento del centrodestra, su 74 deputati presenti in Aula, di fatto, hanno cassato le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Questo il testo del sub-emendamento al comma 2, art. 1), primo firmatario Marco Falcone (Fi): “Al comma 2, dopo le parole ‘provincia regionale’, le successive sono soppresse”. E cosa dice l’intero comma 2? “Ciascuno dei nove liberi consorzi comunali è composto dai Comuni appartenenti alla corrispondente provincia regionale, fatta eccezione per i Comuni di Palermo, Catania e Messina istituiti in Città metropolitane ai sensi dell’articolo 7”. In pratica, avendo votato ‘sì’ a questa norma il parlamento ha detto ‘no’ alle città metropolitane. Così è stata azzoppata la riforma. La questione è più politica che normativa. Quest’ultima è certamente risolvibile – e così sarà, appena si calmeranno le acque, una volta che le forze politiche avranno trovato la quadra – attraverso emendamenti o anche disegni di legge. Non creare le città metropolitane sarebbe un suicidio (politico). Per dirla con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, “significa tagliare fuori quasi tre milioni di siciliani dalle possibilità che questa nuova forma istituzionale offre in termini di rapporti privilegiati con gli investitori e per l’accesso ai fondi comunitari”. Dunque, accantonando la parte legislativa, resta quella politica. E, che per Crocetta, è una bella botta. Eloquente uno dei leader dell’opposizione, Nello Musumeci: “Questo è solo l’inizio”. Soffermiamoci sul voto a Sala d’Ercole. Come detto, su 74 deputati presenti in Aula al momento della votazione, 40 di fatto, hanno bocciato le città metropolitane. Pollice verso anche dai grillini. E considerato i deputati che erano presenti, possiamo dire un bel gruppetto (c’è chi parla di 8-13) di franchi tiratori hanno ‘impallinato’ il governatore. Tra urla di vittoria che da un lato arrivavano dai banchi dell’opposizione, e volti tesi tra le fila della maggioranza (una parte) che manifestavano anche rabbia, dato l’aria, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha suona la campanella  e rinviato tutto a oggi alle 16.

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