Gentiloni incontra inviato Onu Libia, passi avanti su voto e diritti

26 novembre 2017

In Libia c’è un “equilibrio fragile”, che va mantenuto e rafforzato, con la possibilità di arrivare a elezioni a suffragio universale entro il 2018 e anche di iniziare a risolvere il problema del rispetto dei diritti umani nei campi per i rifugiati e migranti. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha lasciato stamani Tunisi, al termine di un giorno e mezzo di incontri e colloqui che hanno avuto al centro proprio la situazione geopolitica dell’area, la lotta al terrorismo, la gestione dei fenomeni migratori. Stamani, nella capitale Tunisina, il premier ha incontrato per circa un’ora l’inviato Onu in Libia Ghassan Salamè, con cui ha fatto il punto della situazione. E il bilancio, secondo il presidente del Consiglio, anche se in un contesto difficile, inizia a mostrare segnali positivi. Anche se l’assetto della nuova Libia resta molto “fragile”, infatti, secondo Gentiloni “l’azione dell’Onu sta spostando la situazione in un contesto migliore. Speriamo di arrivare nel 2018 a elezioni a suffragio universale, che sarebbe straordinario, e intanto assicurare un assetto transitorio più stabile e un consenso più largo tra le parti”. Per far questo, però, bisogna innanzitutto non fare passi indietro. In questo Gentiloni e Salamé hanno convenuto sul fatto che sarebbe “molto sbagliato” mettere “in discussione” gli accordi di Skhirat, perché se è vero che “bisogna guardare oltre” è altrettanto vero che occorre fare attenzione a “non perdere quello che c’è”. Per questo, mantenendo l’obiettivo delle elezioni entro il prossimo anno, Salamè sta lavorando per rafforzare l'”assetto transitorio” sia del Consiglio presidenziale che del governo perché “se si trovasse un punto di equilibrio tra le parti – ha detto Gentiloni – questo renderebbe l’equilibrio meno fragile, sarebbe un passo avanti importante. La discussione non sarà semplice ma non mi pare che abbia trovato porte in faccia”.

E se dalla stabilizzazione della Libia passa anche la possibilità di “consolidare i passi in avanti fatti nella lotta ai trafficanti di esseri umani” e dunque di ridurre i flussi di migranti, per Gentiloni, ci sono anche delle novità positive per affrontare il problema della tutela dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati sistemati nei campi, dove le condizioni sono tali che “dobbiamo essere tutti traumatizzati”. Il premier ha ricordato che la situazione non è nuova, ma è così da 3-4 anni, e rivendicato che è “grazie all’iniziativa italiana” che “gradualmente, non in modo semplice, le autorità libiche stanno consentendo sempre meglio e sempre più ai soggetti internazionali di intervenire”. Si tratta ancora di un inizio, ma mentre fino a un anno fa “c’era l’impossibilità di lavorare sui rimpatri volontari e su potenziali corridoi umanitari dalla Libia”, oggi “le autorità libiche stanno consentendo sempre meglio e sempre più ai soggetti internazionali di intervenire”. Proprio per questo “l’intervento deve essere molto accelerato e rafforzato e l’Italia chiede fortemente che le organizzazioni legate all’Onu e le Ong approfittino di questa apertura”. Se ci sono segni di miglioramento, la situazione nell’area nordafricana è comunque ancora estremamente delicata, anche perché l’esaurirsi del conflitto in Libia e in Siria “può provocare fenomeni di ritorno di elementi radicalizzati e foreign fighters e questo può essere un fattore di rischio in tutta la regione”. Proprio per questo, per il premier italiano, “tra gli obiettivi prioritari della politica estera italiana in questi ultimi anni c’è, senza dubbio, il tentativo di mettere la questione del Mediterraneo al centro dell’agenda politica europea”. Gentiloni, dopo la commemorazione delle vittime dell’attentato al Museo del Bardo del 18 marzo 2015, ha lasciato questa mattina Tunisi e arriverà nel tardo pomeriggio a Luanda, in Angola, seconda tappa del suo viaggio in Africa.

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